Musica e viaggi: un binomio perfetto per il Ferragosto in arrivo. Che siate in partenza o rimaniate a casa, infatti, sono certa che abbiate bisogno di una playlist viaggereccia.
Se nel primo caso potrete portarvela dietro, marchiando così il vostro viaggio (ogni volta che riascolterete quelle musiche, vi tornerà alla memoria), nel secondo vi aiuterà a viaggiare con la mente.
La plyalist di viaggio che vi regalo tiene conto di alcune delle mie canzoni preferite, ascoltate proprio durante i viaggi o che, addirittura, mi hanno spinta verso alcuni luoghi.
Musica e viaggi in Europa
Musica e viaggi per girare l’Europa, il nostro caro Vecchio Continente, che di vecchio ha anche le sue tradizioni artistiche.
Portogallo: il fado

Nessuna musica, più del fado, racconta questo Paese battuto dal vento e dalle onde di un oceano potente: l’Atlantico.
Mi è capitato di afferrare qualche nota camminando per le strade di Cascais, a ovest di Lisbona. Ricordo una me ammaliata, di fronte a quel palco pieno di versi struggenti di cui non capivo il significato. Non razionalmente, almeno.
Se avete intenzione di visitare il Portogallo e di coglierne i messaggi, non posso che suggerirvi i Madredeus e la loro (ex) cantante, Teresa Salgueiro. I Madredeus hanno anche composto la colonna sonora di Lisbon Story, film di Wim Wenders, omaggio alla capitale portoghese.
Una canzone su tutte: O Paraíso, appartenente all’omonimo album.
Francia: di fisarmoniche e minimalismo

Dall’anno 2001, per me musica e viaggi (in riferimento a Parigi) coincidono con la figura di Yann Tiersen.
Ricordo ancora l’esaltazione che provai (che provammo tutti, in sala) dopo aver visto Il Favoloso Mondo di Amélie Poulain. Amélie era tutti noi: timida, anelante, bloccata, generosa ma poco riconosciuta.
A contribuire al successo della pellicola fu anche la bellissima colonna sonora, composta appunto da Yann Tiersen. Una musica su tutte: La Valse D’Amélie.
Difficilmente trattengo le emozioni nell’ascoltare Tiersen, compositore e polistrumentista dall’animo tanto geniale quanto elevato verso alte sfere…
Ma la Francia è anche Édith Piaf e Charles Aznavour (ascoltate La Boheme se volete assorbire lo spirito francese da camminata malinconica lungo la Senna, sigaretta in bocca e struggenti pensieri d’amore).
Turchia: il pop

Se dico Turchia, musica e viaggi, non può che venirmi in mente il muezzin. È al muezzin, infatti, che la memoria ritorna ogni volta che ripenso a questo splendido Paese, uno dei miei preferiti.
La Turchia è uno stato che, dalle proprie perenni difficoltà, ha tratto oro e diamanti da un punto di vista culturale: la bellezza consiste nell’accoglienza del suo popolo, nell’architettura delle moschee, nei tappeti pregiati… E in quella vocalità irriproducibile in Occidente.
Voglio però rispettare i patti con voi e indicarvi una canzone vera e propria, che sicuramente tutti ricorderete: Şımarık, di Tarkan: sono passati 23 anni, ma risulta sicuramente attuale. Pur trattandosi di una canzone pop, richiama tutto ciò che tradizionalmente viene associato alla Turchia: il ritmo arabeggiante, la voce da muezzin modulata su note moderne e il ritmo di danze come quella del ventre. Il tutto mescolato a uno “smak-smak” che puntella i suoi 3 minuti e passa in modo simpatico.
Immergetevi, anche solo con l’immaginazione, in questa nazione dal cuore diviso a metà tra est e ovest.
Spagna: rumba + flamenco + pop

La Spagna che amo non è il classico mix Madrid + Barcellona + Siviglia; è le strade del deserto di Tabernas, le città minori come Salamanca e Almeria e quelle di confine come Gibilterra.
Il binomio musica e viaggi mescola, nei ricordi, i miei diversi on the road nella Penisola Iberica con le canzoni dei Gipsy Kings e le note del flamenco provenienti dalle poche, anonime stazioni radio che riuscivo a intercettare nella Sierra Andalusa.
Lasciatevi andare al ritmo di Djobi, Djoba (Gipsy Kings, 1988): vi assalirà un’irresistibile voglia di ballare. Le loro voci gitane rimangono per me di un fascino inestinguibile.
Musica e viaggi made in USA

Musica e viaggi made in USA: la lista è pressoché infinita. Purtroppo e per fortuna: sono ormai anni che ci cibiamo solo di prodotti provenienti dal mercato nordamericano. Superfluo dire quanto la globalizzazione ci abbia, per alcuni versi, impoveriti.
Nonostante ciò, sono una grande estimatrice degli Stati Uniti (dei loro lati migliori) e tanta buona musica viene proprio da oltreoceano. Quello che non farò, di sicuro, è citarvi le canzonette degli ultimi anni. Seguitemi!
California
- Surfin’ Usa – Beach Boys (1963). Voci riconoscibilissime, energia da vendere e un tema (il surf) che fa rima con California;
- California Dreamin’ – The Mamas & The Papas (1965). Sebbene parli di sole e palme, la canzone-simbolo degli anni ’60 mi catapulta ogni volta in un modo di battaglie per i diritti civili (in effetti, è stata utilizzata in alcuni film del genere, tra cui Forrest Gump);
- Hotel California – Eagles (1976). Tutte le volte che ascolto le voci ammalianti di queste aquile, mi viene la pelle d’oca. Un mix di sonorità rock e folk, ascoltata mille e mille volte durante il mio indimenticabile viaggio a Berkeley;
- Sittin’on the dock of the bay – Otis Redding (1968). Durante il mio viaggio in California, trovai il tempo di andare a Sausalito, meta di artisti e hippie negli anni ’60. Immaginatevi un porticciolo e le vite di personaggi attratti – come lo fui io – da questo luogo sognante, con vista su San Francisco.
Musica e viaggi in Sudamerica

Per quanto riguarda il Sudamerica, ho visitato solo il Brasile. O meglio, una sua infinitesima parte.
Brasile: la Bossa Nova
Sapete cosa mi ha spinto a viaggiare in Brasile? La musica. Dovete sapere, infatti, che il mio genere preferito rimane, a distanza di tanti anni, la Bossa Nova, un mix di samba e altri generi musicali, tra cui il jazz.
La canzone per eccellenza, per me, rimane “Garota de Ipanema”, di Tom Jobim e Vinicius De Moraes (1962). E, in effetti, camminando sulla spiaggia di Ipanema, riuscivo a immaginare la famosa carioca della canzone che ispirò i due compositori e i loro occhi languidi.
La bellezza di Rio consiste nella saudade, un sentimento intrinseco a questo popolo meraviglioso e difficilmente traducibile in italiano: nostalgia non è sufficiente. Credetemi, però: vedendo Rio capirete di cosa si tratta, soprattutto grazie alla sua musica.
Musica e viaggi in Africa

Dire che ami le sonorità africane è poco. Del resto, se adoro Bossa Nova e musica afroamericana, qualcosa mi dice che debba andare a cercare le radici di questa passione nel Continente Nero.
Peccato che sia stata solo in Egitto e Tunisia, ma – come per il Sudamerica – non posso certamente lamentarmi: non sono tipa da puntine sul planisfero e, per me, conta più la qualità di un viaggio che la quantità di posti visitati.
Egitto e Tunisia: l’astro d’Oriente e il malouf
Ho passato un bel po’ di tempo in Egitto, tanto da avvertire ancora molta nostalgia del deserto, dei fondali, dell’antichità. Lì ho conosciuto la musica di Umm Kulthum, musicista e attrice egiziana estremamente popolare a metà ‘900.
Ascoltate “Enta Omri” e chiedetevi come sia possibile che molti turisti trovino noiosa e ripetitiva la musica “araba” (per racchiudere in un termine riduttivo questo genere). Credo sia una questione di ascolto e anche di DNA: personalmente, quando sento la voce di colei che veniva definita “l’astro d’Oriente”, entro quasi in trance.
Ho fumato narghilè alla frutta, camminato nelle strade polverose del Cairo, ascoltato il muezzin a ogni ora del giorno e della notte, gustato sapori e profumi che nel tempo ho fatto miei. Infine, adoro l’arabo, la mia lingua preferita.
Discorso simile per la Tunisia, dove vige il malouf, genere musicale di cui Dorsaf Hamdani è un’importante esponente. A proposito: il mio luogo preferito, in Tunisia, è Douz, la cosiddetta “porta del Sahara”.
Musica e viaggi in Australia

L’Australia, com’è ovvio, non ha una lunga tradizione musicale. Se devo parlare di musica e viaggi in Australia, però, non posso che pensare alle sonorità aborigene.
Vorrei tanto citare Down Under, dei Men at Work (1981), ma oltre a non amare la musica commerciale, mi viene istintivo pensare a un popolo che è stato decimato da rozzi colonizzatori e che adesso si trova a suonare il didgeridoo per i turisti. So che questo discorso andrebbe fatto per quasi tutti i continenti, Stati Uniti in primis, ma la musica (almeno la musica) è più democratica laggiù.
Bisognerebbe chiedere ai Nativi, ma non voglio addentrarmi troppo nella storia.
Musica e viaggi in Italia

Musica e viaggi in Italia? La perfezione. Ma, a mio avviso, bisogna tornare un po’ indietro nel tempo… Lo ammetto: non amo la musica italiana contemporanea.
Ecco alcune delle mie canzone preferite e relative “location”:
- Liguria: “Via con me” (Paolo Conte, 1981) e “Via del Campo” (Fabrizio De André, 1967). Due delle mie canzoni predilette, provenienti da una delle città italiane che amo di più: Genova;
- Sicilia: “Strade parallele (Aria Siciliana)”, composta da Franco Battiato e Giuni Russo nel 1994. Un omaggio passionale a una delle isole più belle del mondo;
- Puglia: “Vieni a ballare in Puglia”, di Caparezza (2008). Ho una grande passione per Michele Salvemini, in arte Caparezza. Questo non è esattamente un atto d’amore per la mia amata regione, ma l’odio, in fin dei conti, è l’altra faccia della medaglia;
- Calabria: “Rags to riches”, di Tony Bennet (1971). Beh, Bennet era originario di Podàrgoni, dalle parti di Reggio Calabria.
Concludo con una delle mie canzoni preferite in assoluto: “Io vagabondo”, dei Nomadi (1972). Credo sia una delle canzoni più adatte a noi viaggiatori. Perché
Il fuoco di un camino
Non è caldo come il sole del mattino
2 risposte
Impazzisco per la tua playlist della California, mi sembra ancora di sentire il vento caldo carico di polvere e sabbia ed in lontananza la leggerezza dei Beach Boys!
La ascolterei tutti i giorni!