Viaggiare a qualunque età è possibile? Provo a darvi una risposta dopo aver visto “Edie”, bellissima pellicola di Simon Hunter (2017, su Prime Video).
Voglio essere più specifica: viaggiare a qualunque età, da sole, è possibile?
Sui viaggi in solitaria ho già scritto alcuni post; quello che manca, invece, è un chiarimento sul tanto vituperato passare del tempo, che solo a nominarlo fa venire la pelle d’oca ai più.
Viaggiare a qualunque età

Parliamo tanto di razzismo, maschilismo, bullismo, omofobia, ma ben poco di ageismo, che altro non è che un insieme di pregiudizi basati sull’età della persona giudicata. Eppure l’ageismo è una realtà tangibile e a farla da padrone paiono essere soprattutto le donne nei propri stessi confronti.
Tante donne, infatti, pensano che sia troppo tardi per:
- innamorarsi;
- viaggiare da sole o anche solo viaggiare;
- cambiare vita;
- piacere e piacersi;
- rimediare a errori del passato;
- fare un figlio.
Pensateci bene: quante altre cose vi vengono in mente?
Cosa ci insegna “Edie” sui viaggi a qualunque età

Sono sempre stata una sostenitrice dell’utilizzo di libri e film come “terapie”. Ecco perché vi parlo di questa pellicola inglese, che può dare una spinta importante a tante donne desiderose di partire, ma spaventate.
La trama è la seguente: Edie è un’ultraottantenne rimasta vedova da poco. Un giorno, per sfuggire alle grinfie della figlia – che la vorrebbe in una casa di riposo – prepara due stracci e parte alla volta delle Highlands scozzesi. Il suo sogno, infatti, è sempre stato quello di scalare il monte Suilven.
Il padre, quando ancora in vita, voleva farlo insieme a lei, che rinunciò per via di un marito repressivo, oltre che passivo. Il tardivo gesto, in questo delizioso lungometraggio, si pone quindi come rimedio a una vita intera di errori e rinunce, prima tra tutte quella alla felicità.
Edie deve subire un bel po’ di bullismo – o meglio di ageismo – dopo aver preso questa scelta. Quale anziano che esce dagli schemi non sarebbe vittima di pregiudizi? La maggior parte delle persone relega i “vecchi”, almeno nella propria testa, in cantucci sicuri all’interno di case ben riscaldate, senza capire che i cosiddetti “vecchi” hanno il diritto di essere felici a modo loro, viaggiando, facendo l’uncinetto o arrampicandosi.
I figli sono i primi carcerieri, da questo punto di vista: ammantati di bontà, sentono di avere il diritto di dire ai genitori come vivere e si preoccupano di recintare le loro vite entro margini sicuri, un po’ come fanno tantissimi genitori con la prole.
La difficoltà di viaggiare a qualunque età

Sia chiaro: le difficoltà esistono. Nel caso di Edie, stiamo parlando di un’ultraottantenne non allenata e senza esperienza.
Eppure (lo scarto è proprio in questa parola: eppure), divenuta consapevole dell’infelicità nella quale ha vissuto e delle intenzioni della figlia, dopo aver osservato un manipolo di coetanei fare origami e annaffiare i fiori nella casa di riposo, acquisisce tutta la determinazione del caso.
Nonostante la tentazione di desistere, il bagaglio pesante e anche lo smarrimento dato dalla novità, prosegue e sul suo cammino fa amicizia con un giovane, splendida metafora della collaborazione che dovrebbe esserci tra vecchi e giovani.
Il ragazzo aiuterà Edie a più riprese, dato che lavora in un negozio di articoli sportivi e conosce benissimo la zona. Edie, però, decide di proseguire da sola nell’ultimo tratto: quello che la porterà in cima alla montagna.
Il film ha il pregio di non lesinare difficoltà fisiche e psicologiche di una persona che, a quell’età, azzarda una decisione del genere. Edie si perde nel bosco, ma incontra la solidarietà di un cacciatore. Edie ha mal di piedi, ma vuole realizzare il suo sogno. Edie si sente dare della befana, ma va avanti sulla sua strada.
Cosa succede quando si prende la decisione di partire a qualunque età

Non sto parlando dei viaggetti usa e getta che vanno per la maggiore, ma della realizzazione di un desiderio antico, sepolto. Quanti ne abbiamo sotto la cenere?
La domanda è rivolta soprattutto alle donne, non perché non ci siano uomini che rinunciano, ma perché la questione età, per le donne, è ancora più gravosa.
Del resto le donne – ricordiamolo – vivono ancora sotto il diktat della bellezza e della giovinezza eterne. Eppure non siamo costrette a essere a vita le bimbe di papà né a relegare noi stesse nel luogo in cui la società ritiene giusto che stiamo (e questo a qualunque età: non c’è categoria vivente che non sia soggetta a sciocche regole imposte dall’alto).
Quando si decide di partire – a qualunque età – significa che è scattata la molla del cambiamento. In realtà questo succede quando si decide di intraprendere qualcosa per la prima volta. Ammiro chi lo fa a 60 o 70 anni, ché da giovani non è poi così difficile, soprattutto in una società giovanilistica – anche se non priva di storture – come la nostra.
Perché farlo

Per dar voce a una parte di noi. Perché i sogni vanno realizzati e perché abbiamo il diritto di essere, di renderci felici.
Dobbiamo farlo perché non tutto ciò che fa parte del sistema, credenze incluse, va seguito pedissequamente: fidatevi del vostro intuito e di ciò che il cuore vi chiede di fare. Abbiate la forza di lasciarvi scivolare addosso i pregiudizi di chi vi circonda.
Tutto questo non significa diventare patetici nel tentativo di tornare indietro nel tempo, ma che “c’è più tempo che vita” e che “finché c’è vita c’è speranza”. Detti banali solo all’apparenza, ma quanto mai utili, soprattutto in un’Italia che ci incasella in schemi e persino contro-schemi da manuale. Perché ormai anche essere eversivi fa parte dei diktat ed è spesso calato dall’alto, tramite i media, che ci dicono come esserlo.
Infine, come diceva Alda Merini,
Ci sono adolescenze che si innescano a novanta anni
Vi basta?
2 risposte
Hai scritto tutte cose verissime !!vedrò sicuramente il film!!!!!
Bene, ne sono molto contenta 🙂