Oggi ti parlerò di un luogo che mi è rimasto nel cuore. Una frase che forse avrai sentito e risentito, letto e riletto ma che, nel mio caso, è diretta emanazione di un sentimento, non mera vanteria da blogger. Questo posto si chiama Berkeley e il mio mood, quando ci ripenso, vira dal nostalgico al malinconico.
Berkeley si trova nel nord della California, a due passi da San Francisco, ed è una località resa celebre dalle lotte che vi si sono svolte negli anni ’70. La celebre cittadina universitaria è ancora profondamente hippie e, giustamente, si fregia sia delle conquiste che della sua aria liberal-sorniona. Perfino i secchioni, qui, hanno un che di casual, a differenza di quelli della Stanford University, anch’essa a due passi.
Perché andare a Berkeley
Sono stata a Berkeley grazie a una borsa di studio per la mia tesi (La Rappresentazione della Disabilità nel Cinema Americano). Una tematica che in nessun luogo, come lì, avrei potuto sviluppare meglio: fu a Berkeley, infatti, che uomini e donne con disabilità cominciarono la loro strenua lotta per avere gli stessi diritti degli altri.
Non dimenticherò mai il fervore che mi attraversava ogni volta che mettevo piede alla UC Berkeley, soprattutto in quella videoteca che mi ha vista piangere di fronte a film quali “Tornando a Casa”, “Anna dei Miracoli” o “Freaks”.
La magnificenza di Berkeley
Ma adesso passiamo alla città vera e propria, un angolo di paradiso pieno di colibrì ed agapanthus, illuminato da una luce calda, dalle sfumature diverse da quelle cui siamo abituati. In lontananza, il Golden Gate, spesso coperto dalla nebbia che sale dall’Oceano Pacifico.
Vivevo in una via in salita (come la maggior parte delle vie in quella zona della California). Cedar Street: ecco come si chiamava. La casetta grigia mi ricordò immediatamente quelle delle serie tv di una vita ed era di proprietà di una scrittrice che passava le sue giornate appartata nella camera da letto, malata di una strana malattia.
Ho trascorso più di un mese salendo e scendendo, ascoltando dalla mia camera quel rumore caratteristico che ogni tanto sentiamo nei film americani: un rumore che viene da lontano e che segnala la nebbia alle navi che arrivano. Rassicurante. Chissà perché.
Berkeley si dipana lungo un’arteria, la Shattuck Avenue, che mille volte ho percorso da e per Donwntown Berkeley, il centro, se così si può chiamare. In effetti, la nostra nozione di centro è ben diversa da quella degli americani, abituati ad altre dimensioni. In “centro”, comunque, si trovano la BART Station (ovvero la stazione della metropolitana), la Berkeley Public Library e decine di locali.
Berkeley: lati hippie e cervelloni
Devi sapere che la città, custodendo ancora una cultura “peace & love“, ha una grande quantità di ristoranti vegani e dai nomi new age, com’è il caso del Gratitude Cafè. Meraviglioso, no? La maggior parte, comunque, è gestita da messicani, che rappresentano gran parte della popolazione locale (Messico e California confinano).
Insomma, il junk food lasciamolo ai texani. Qui sono tutti magri e sportivi: siamo in un’America bene ma lontana dagli stereotipi newyorkesi e molto più rilassata. Eppure qui si lavora di brutto e si fanno scoperte scientifiche così, come si trattasse della cosa più naturale del mondo.
In questo posto speciale, che sicuramente qualche contraddizione ce l’avrà pure, coesistono laboratori di ogni genere, come lo Space Sciences Laboratory e il Berkeley Lab. Ti ricordo, inoltre, che siamo nella Silicon Valley. A Berkeley puoi infatti incontrare una miriade di studenti italiani, soprattutto di ingegneria informatica.
Altra famigerata via è la Telegraph Street, poco fuori dall’università. Niente a che vedere con il Viale Ippocrate de noantri. Telegraph è il coloratissimo cuore hippie-chic della città: qui convivono capelloni con al seguito innocui cagnoloni, studenti geniali e ricchi proprietari di belle boutique.
La quantità di caffè disseminati per Berkeley è impressionante e, manco a dirlo, il wi-fi è ovunque. Io mi sono particolarmente divertita al Caffè Strada, al 2300 di College Avenue, da Starbucks – Okford Street – e al Free Speech Movement Cafe – ti rendi conto che nome? -, accanto alla Moffitt Library dell’università.
Momenti di pace piena: nei bar degli Stati Uniti puoi piazzarti per ore smanettando al pc. Sono stati i caffè migliori (non per il sapore) della mia vita…
Da non perdere a Berkeley: il Tilde Regional Park
Peccato che, da brava europea, per me parco facesse rima con giardino. Mi immaginavo le dimensioni di Villa Borghese, senza sapere che mi sarei persa nel bosco, con il terrore di incontrare gli orsi: devi sapere, infatti, che a ogni angolo ci sono nomi come Grizzly Peak e che pure il simbolo della UC Berkeley è un orso!
I Bears, inoltre, sono la squadra di football americano del college e “go bears” è il motto di ogni universitario che si rispetti. Capito che aria tira da quelle parti?
Berkeley è un posto da sogno e non smetterei mai di parlarne. Del resto, ci sono stata per più di un mese e i ricordi sono moltissimi.
Potrei parlarti di Indian Rock, roccia dal nome evocativo, sulla quale arrampicarsi per osservare il tramonto; potrei raccontarti delle serate passate a entrare e uscire dal campus sempre aperto, godendo di una libertà che – chissà perché – solo il viaggio sembra regalarci; potrei infine dirti che fare la spesa da Andronico’s mi ha fatto conoscere i meravigliosi pomodori californiani e una quantità di frutta e verdura che supera di gran lunga (sigh…) quelle presenti in Italia.
E poi le famiglie di procioni, gli onnipresenti simboli della pace, l’accessibilità dei luoghi (qui le persone con qualunque forma di disabilità possono fare una vita dignitosissimamente autonoma). Potrei, insomma, approfondire; ma non lo farò, perché questo è un blog e non un libro.
Avrai capito quanto ho amato Berkeley, tanto da serbarne ancora il meraviglioso ricordo e da aver quasi paura di tornare e trovarci qualcosa di diverso.
Con la California non ho ancora finito: nel prossimo post ti parlerò di San Francisco e dintorni 🙂
Cosa e dove mangiare a Berkeley
Le pizze di Jupiter – 2181 Shattuck Ave – e di Bobbi G’s – 2072 University Ave
La cucina vegetariana del Saturn Cafe – 2175 Allston Way
Le prelibatezze thailandesi del Cha Am Thai Restaurant – 1543 Shattuck Ave
La vera cucina cinese: involtini primavera freschi e tè di primissima qualità. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
9 risposte
Si sente che sei innamorata di questo paese 🙂 quando si vive per qualche tempo in un posto ci si affeziona tantissimo, vero? E i ricordi sembrano infiniti e vicini quasi a un sogno…
Che esperienza bellissima hai fatto! Complimenti anche per il tema della tesi 🙂
Comunque…mi hai fatto venire una voglia incredibile di passeggiare per un campus universitario negli States! 🙂
Baciii!
Fantastico Deianira 😀 Eh sì, quando hai vissuto in un posto, a meno che tu non abbia avuto una brutta esperienza, te lo porti dietro per tutta la vita. Sono contenta di essere riuscita a trasmettere l’amore per Berkeley… Ho una gran voglia di tornarci!
Ma quello è un rarissimo scatto di Huckleberry Finn!! 😀
Fantastica esperienza in un luogo altrettanto fantastico! E poi tutti quegli orsi nella simbologia…devo organizzare un pellegrinaggio!
😉
Credo proprio di sì! Ti si addice 😀
Ciao! In primis .. ma che bellissima esperienza hai fatto negli States?
Dalle tue parole traspare l’amore che hai lasciato in questo luogo dove il tempo sembra, per certi aspetti, 3ssersi fermato agli anni Settanta. Nel contempo da lì vengono annunciati i risultati di tantissime ed importanti ricerche moderne. Un mix bomba che metterebbe a tutti la voglia di trascorrerci un periodo, come tu hai avuto la fortuna di fare.
Complimenti!
Anche per il tuo blog! ?
Grazie mille Elisa… Vero: ci ho lasciato un pezzetto di cuore e non so come riprendermelo :'(
Non ho visitato Berkeley, ma Standford durante il mio viaggio, ma credo che frequentarla con una borsa di studio sia alquanto straordinario!!
Bellissimo. Io ho visto Berkeley sono da turista, ho visitato il campus e girato un po’ per la cittadina. Capii subito che aria si respira da quelle parti e il tuo articolo mi ha fatto tornare indietro di qualche anno!
Che nostalgia pazzesca!