Visitare la Calabria da cima a fondo non è impresa facile: io e Mr F. ce lo eravamo ripromessi lo scorso agosto, sottovalutando alcuni aspetti del nostro modo di viaggiare:
- Adoriamo stare fermi in un posto almeno per qualche giorno;
- Eccedere, in un viaggio, è come mangiare troppo: non significa nutrirsi;
- Il perfezionismo è bandito dalle nostre vite.
Piuttosto che visitare la Calabria da cima a fondo, abbiamo preferito visitarla… in profondità.
Visitare la Calabria da cima a fondo: II parte

Nella prima parte del nostro viaggio in Calabria, vi ho parlato dei borghi dell’entroterra “nordico”, delle terme calabresi, del Pollino e della Sila. Ci eravamo fermati a Nicotera.
Avevo stilato per voi un itinerario “scheletrico” e l’obiettivo di questo post è di portarlo a termine. Ripartiamo da Nicotera. Anzi, da Marina di Nicotera.
La Calabria in campeggio
Per visitare la Calabria da cima a fondo (o meglio: in profondità), non c’è scelta migliore del campeggio. Almeno per come NOI intendiamo il campeggio: piantare una tenda non significa stabilirsi, ma creare un “campo base”. Un po’ come sull’Everest. O quasi…
Campeggiare significa 1) spendere meno, 2) godersi la natura (ecco che torna il concetto del viaggiare in profondità” e 3) scegliere ogni giorno una o due mete diverse non troppo lontane dall’alloggio, così da obbedire all’impulso di visitare la Calabria da cima a fondo.
In realtà, noi “viaggiamo misto”: due notti in un b&b, una notte in hotel, altre sei in campeggio e così via. Aria di libertà…
Abbiamo scelto il Camping Villaggio Mimosa all’ultimo secondo. Una scelta azzeccata: questo camping dispone di tutto, affaccia sul bellissimo mare di Marina di Nicotera ed è pulito e avvolto dalla macchia mediterranea.
Due nei da segnalare:
- Il macello indescrivibile che un gruppo di ragazzini ha fatto per tre notti di fila a ridosso della nostra tenda. Il proprietario non ha avuto quell’incisività che ci saremmo aspettati, nonostante le nostre richieste;
- I detriti che, con il mare mosso, arrivano sulla splendida spiaggia. Ma tant’è…
Complessivamente, comunque, si è trattato di una gran bella esperienza, che ripeterei anche a occhi chiusi.
Ma eccovi le tappe che, durante la nostra settimana da camping-addicted, abbiamo toccato durante il giorno.
Pizzo, il tartufo e Murat

Se dico che voglio visitare la Calabria da cima a fondo, non posso prescindere da uno dei suoi borghi più famosi: Pizzo Calabro.
Ero già stata a Pizzo, ma non ne ricordavo la bellezza con particolare nitore.
Non è difficile innamorarsene: si parcheggia in alto, si scende verso il paese osservando il mare – su cui spicca Stromboli in lontananza – e ci si trova circondati, oltre che dalla folla, da architetture notevoli, piazze che sembrano balconi sul mondo e tartufi-gelato.
Pizzo, infatti, è famosa per quello che, solitamente, sperimentiamo come dessert surgelato, sorta di ultima spiaggia dei ristoranti di mezza Italia. Qui, fortunatamente, possiamo assaggiare la versione originale, declinata in mille gusti. Io ho scelto quella al pistacchio e non chiedetemi dove provarla: a Pizzo trovate tartufi ovunque vi giriate. Comunque, se vi fa piacere, mi sono fermata alla gelateria artigianale bar Dante.
Prima del tramonto, io e Mr F. ci siamo deliziati con la visita al castello, che fu prigione di Gioacchino Murat. Ammetto la mia ignoranza: prima di due mesi fa, non ne conoscevo la storia. Ma viaggiare serve anche a questo, giusto?
Per non tediarvi troppo, vi dico solo che Gioacchino era un generale francese, nonché cognato di Napoleone (ne sposò infatti la sorella). Era anche un militare atipico: irruente, più passionale che stratega, subì la condanna a morte con orgoglio antico e dignità. Venne fucilato nel castello, al cui interno potete leggere la storia, scritta su cartelli che ne tappezzano le mura.
Scilla e Chianalea

Un altro giorno ci siamo diretti a Scilla, soprattutto per ammirare Chianalea – il suo quartiere più caratteristico – al tramonto.
Visitare la Calabria da cima a fondo, infatti, per me significava anche coglierne lo spirito attraverso atmosfere che – tramite alcune foto, viste prima di partire – si sono impresse sul mio animo di viaggiatrice.
Il tempo era poco, in realtà, e purtroppo non ho potuto visitare il castello all’interno (ma quanti sono i castelli sul mare in Calabria?). Mi sono però goduta la passeggiata in quella che viene definita anche Piccola Venezia.
Chianalea, infatti, si compone in pratica di un’unica, stretta via e di case e ristoranti a palafitta.
Nei di Chianalea:
- La sporcizia;
- Il turismo di massa;
- Le macchine.
Oggi sono un po’ polemica, ma per amore: come si può permettere alle auto di attraversare un quartiere così pittoresco e alla sporcizia di deturparlo? Quanto al turismo, opto a gran voce per la destagionalizzazione e anche la “desettimanizzazione” (mai andare durante un weekend d’estate!).
Esperienza da fare:
prendere un aperitivo o cenare in una delle tante palafitte. Io ho scelto “La piccola Venezia”.
Stupendo vedere la Sicilia proprio lì, di fronte ai propri piedi saldamente poggiati sul suolo calabro.
Le Castella

Ammetto che questa l’abbiamo azzardata un po’: pur di visitare la Calabria da cima a fondo, una mattina abbiamo deciso di andare da Nicotera a Le Castella, borgo marinaro che si trova sul versante ionico, opposto al nostro.
Ma, tutto sommato, un’ora e mezza di viaggio per noi è acquetta. Peccato solo per il caldo, che ci ha fatto percorrere le vie di Punta delle Castella (suo nome completo) in maniera tutt’altro che dignitosa.
La frazione di Capo Rizzuto è famosa per il suo mare, per la pentola con cui si è aggiudicata il Guinness dei Primati con la zuppa più grande del mondo e per la fortezza dove trovò rifugio nientepopodimeno che Annibale.
Esperienza da fare:
provare una buffa imbarcazione (che io ho chiamato a lungo Ielo, confondendo la marca con il nome), a bordo della quale solcare le acque color smeraldo.
Sentirsi stranieri in patria: Tropea

Tropea è la summa dell’Italia da cartolina, quella che è impossibile non amare. Per visitare la Calabria da cima a fondo, non potevamo esimerci dal tornare qui.
Erano passati molti anni dall’ultima volta e ci ricordavamo ben poco di questo posto idilliaco, da divi anni ’60, da rotocalco americano con scritte a caratteri cubitali a descrivere le bellezze d’Italia.
Tanti turisti. Troppi, lo so. Ma la bellezza ha un prezzo da pagare, talvolta.
C’è un’espressione che generalmente amo poco, ma che oggi mi tocca prendere in prestito: perdetevi tra i vicoli. Non posso fare l’errore di darvi consigli dettagliati su Tropea. Non posso trattarvi da bambini sciocchi.
Godete! Godete dei panorami sul mare e sul santuario di Santa Maria (quello delle cartoline vintage di cui sopra). Godetevi i negozietti curati, con belle cose e a costi contenuti. Godetevi i profumi della cucina locale, a base di peperoncino e cipolle rosse (di Tropea, appunto).
Capo Vaticano

Avremmo voluto fare il bagno, a Capo Vaticano. Anche qui – comprensibilmente – la folla. E la sporcizia. E il “povera Calabria!”, che non so quante volte ho esclamato in quei giorni, mentre guardavo con occhi avidi il colore del mare dall’alto, i fichi d’India – avidi come me – e la buganvillea, rigogliosa come un amore vero.
Poesia.
Zambrone: il paradiso del sub

Nello stesso giorno di Tropea, abbiamo fatto una sosta di qualche ora in una spiaggia tanto magnifica quanto scomoda: Zambrone, detta anche il paradiso del sub. Facile immaginare il perché.
Purtroppo non ho potuto ammirare i fondali, perché il mare era molto mosso quel giorno; però mi sono divertita con le sue onde!
Dicevo scomoda: bisogna parcheggiare alla stazione di Zambrone (un po’ una ladrata, a essere sincera) e percorrere un sentiero che conduce a un qualche centinaio di scale che digradano verso il mare. La fatica vale sicuramente la pena!
Se però siete pigri, potete anche andare sulla spiaggia del paese, che è veramente stupenda.
Ciao ciao Calabria: pit stop a Maratea

Ci aspettava un lungo viaggio: ore e ore di autostrada da Marina di Nicotera a Montepulciano, dove ad attenderci c’erano le nostre famiglie.
Idea: fermiamoci a mangiare a Maratea (PZ), che è “di strada”!
Anche Maratea risaliva a qualche ricordo perso tra i nostri circuiti neuronali: troppo lontano per essere dettagliato.
Abbiamo evitato la Maratea marina, prediligendo il colorato borgo: un’altra – speciale! – cartolina da Italia vintage.
Ci siamo “persi tra i vicoli” (dai, mi piace prendervi in giro) e abbiamo mangiato una cosetta al volo prima di andare a vedere la Statua del Redentore, la colossale scultura che si trova sul monte San Biagio, famosa meta di pellegrinaggio.
Per raggiungerla, dopo una serie di tornanti a gomito bisogna parcheggiare l’auto e proseguire a piedi o con una navetta: abbiamo optato per la seconda per un solo obolo a testa. Devo dire che è anche stata un’esperienza da brivido, tanto che ho dovuto chiudere gli occhi (non amo affidarmi alla guida altrui quando mi trovo molto in alto).
Una volta in cima, lo spettacolo: realizzata tra il ’63 e il 65, la statua ricorda il Cristo Redentore di Rio de Janeiro (che ho avuto la fortuna di vedere da vicino ormai 10 anni fa).
Il suo volto sorride amabilmente e le braccia si aprono ad accogliere i viaggiatori. Soprattutto quelli tristi di ritornare a casa.

Visitare la Calabria da cima a fondo: perché?
Ma perché ho parlato di visitare la Calabria da cima a fondo? Beh, avevo in mente diversi altri borghi da visitare, soprattutto in Aspromonte. Sarà per la prossima volta.
Dobbiamo farci un’altra domanda però: perché vedere tutto di un posto? Non ha senso, a meno che non ci si trasferisca o non si opti per un periodo di permanenza molto lungo. Cosa nasconde questo desiderio?
Il mio consiglio: abbandoniamo il perfezionismo e, soprattutto, abbandoniamoci a noi stessi, a ciò che ci suggerisce l’intuito, al nostro fiuto. E buon viaggio sia!
12 risposte
Un bellissimo itinerario, la Calabria merita tantissimo. Molte tappe le conoscevo e quando ci sono stata anni fa ho riscontrato le stesse sensazioni provate da te, soprattutto per via del sovraffollamento in estate.
Purtroppo è così nelle nostre regioni del sud. In effetti sarebbero da scoprire anche fuori stagione…
Sai che io tutto questo affollamento a Scilla non l’ho percepito! Era un pò prima forse un pò meno affollata. Stesso discorso me l’hanno fatto sulle Eolie, io ho girato benissimo, dopo ferragosto erano molto affollate. Concordo invece sulla sporcizia, purtroppo però a parte a Tropea, è una pecca che ho trovato in molti luoghi della Calabria, devono ancora un pò evolversi turisticamente.
Credo che quest’anno, in particolar modo, abbiano avuto grossi problemi…
Come dici tu alcune località particolarmente belle sono vittime del loro successo e prese d’assalto dai turisti soprattutto in estate. Bisognerebbe essere capaci di fare astrazione da tutto ciò per godersi le bellezze del posto.
Infatti…
Non sono mai stata in Calabria, è una regione che mi affascina ma che, per la lontananza, non sono mai riuscita a visitare (vorrei avere almeno 10 giorni consecutivi per girarmela bene). Ti ringrazio per il consiglio di girarla alloggiando nei campeggi, penso che lo seguirò!
Ti auguro di poterla girare presto 🙂
Sposo a pieno la filosofia del “viaggiare in profondità” che da “cima a fondo” e trovo coerente quindi la scelta del campeggio, unico, secondo me, per immergersi nella natura di un luogo. Questo itinerario è affascinante, ma per come sono fatta proibitivo da fare d’estate, quando immagino quelle spiagge e quei borghi come carnai e io negli anni mi sono fatta insofferrente alle folle, ben prima del Covid. A me l’espressione “perdersi tra i vicoli” in realtà piace molto perchè mi riporta alla leggerezza un po’ sognante che accompagna ogni viaggiatore quando scopre un posto nuovo 🙂
Guarda, vista la situazione, ho trovato spiagge persino deserte… Unici a essere affollati i borghi di Pizzo e di Scilla.
Ecco il tratufo di Pizzo me lo sogno ancora perchè, l’anno scorso dovevo andare per lavoro in calabria, e il mio collega mi aveva promesso di portarmi a mangiarlo. Poi però il viaggio è saltato e io nn l’ho mai più assaggiato!
Mannaggia, dovrai andare appositamente! Quello al pistacchio è da svenimento