Cosa c’entrano i viaggi con la Xylella? E, soprattutto, cos’è la Xylella, detto in soldoni?
Se è vero che viaggiare equivale a conoscere (e non solo a evadere), allora avete già la risposta alla prima domanda: difficile rimanere indifferenti di fronte ad alcune persone e situazioni in cui ci si imbatte viaggiando. Anzi, talvolta capita che ci si appassioni talmente a una causa da volerla capire e diffondere.
Ecco cosa è capitato a me quando, giorni fa, mi sono imbattuta in alcune notizie e immagini devastanti. Per questo, ho deciso di dare voce a una ragazza che ne sa sicuramente più di me: lei è Derbilla, agronoma pugliese, e quella che segue è la sua intervista.
Xylella: il crepuscolo degli ulivi
Un titolo triste, vero? Non potevo darne uno diverso, viste le risposte di questa studentessa molto in gamba, che non ha un rapporto meramente scientifico con gli ulivi. La sua umanità traspare a ogni risposta.
A voi il piacere di entrare più nel merito di questa delicatissima questione.
Ciao Derbilla, ti ho scoperta su Instagram, mentre cercavo notizie sulla Xylella. Pochi ne parlano e, se lo fanno, sono troppo scientifici per essere capiti dal grande pubblico. Iniziamo allora da questa domanda: cos’è la xylella?
Ciao Roberta, innanzitutto vorrei ringraziarti per l’attenzione verso questo controverso tema, purtroppo ignorato. La crisi che Xylella ha generato in Puglia ha messo in luce le moltissime criticità che vive la nostra società da molto prima dell’epidemia di Coronavirus, ed è incredibile quanti danni possa causare un esserino microscopico.
Puoi immaginare che confusione ha generato, in noi salentini, scoprire che le nostre campagne di ulivo stessero seccando per un batterio invisibile di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima. Nessuno tranne gli scienziati. Difatti i ricercatori che scoprirono Xylella nel 2013 vennero subito tacciati come i responsabili della malattia, accusati di essere dei veri e propri untori. Alcune persone si accanirono talmente tanto su di loro da convincere la magistratura, facendo aprire nel 2015 un’indagine con accuse gravissime sul conto di chi cercava di contrastare l’epidemia eradicando i focolai. Ancora oggi molti salentini sono convinti che “qualcuno” abbia causato l’epidemia volontariamente e che dietro a questa storia si nascondano interessi di multinazionali e scienziati corrotti.
Per rispondere alla tua domanda “Cos’è la Xylella?” non posso non parlarti anche di questo, della storia che da allora si ripete ovunque si scopra un nuovo focolaio, perché Xylella si nasconde insidiosamente nelle piante sviluppando i primi sintomi di disseccamento solo dopo mesi o addirittura anni. Il progredire della malattia è lento e lascia il tempo alla speranza di crescere e agli sciacalli di approfittarne. Questo perché il batterio, una volta nella pianta, si riproduce pian piano nelle migliaia di migliaia di vasi che permettono alla foglie di ricevere la linfa, moltiplicandosi finché non si formano dei veri e propri tappi in questi vasi, un po’ come le placche di colesterolo nelle nostre arterie. Sebbene questo fenomeno sia studiato in molte ricerche, è ancora incredibile come un solo batterio così piccolo possa far seccare dei giganti millenari come gli ulivi!

Per sapere da dove venisse questa maledizione, gli scienziati hanno analizzato il DNA del batterio e hanno scoperto che si tratta di un costaricano venuto in vacanza qualche anno fa ma che si è trovato così bene qui in Puglia da diventare di casa. Oggi, infatti, il batterio Xylella fastidiosa è considerato “endemico”, cioè non più eliminabile, e questo mette a rischio l’intera olivicoltura del Mediterraneo!
In realtà era quasi inevitabile, data la vastità e la dinamicità del commercio globale, che una pianta infetta venisse trasportata inconsapevole, e difatti non siamo i soli ad aver avuto questo ospite indesiderato: anche in Argentina e Brasile si è diffuso lo stesso batterio, provocando gli stessi disseccamenti negli ulivi della zona. Ma come fa un batterio a spostarsi da una pianta all’altra? Di certo non cammina, ma salta! Grazie ad un ingenuo insettino, la sputacchina, che non aveva mai fatto nulla di male in vita sua finché non è diventato il vettore di Xylella, trasportandola da una parte all’altra mentre si nutre dalla linfa delle piante. In questo modo l’epidemia si diffonde non solo sugli ulivi ma anche su altre 33 piante diverse tra cui il mandorlo, la lavanda, l’alloro e il ciliegio!
Insomma, per farla breve, Xylella è un batterio che fa un gran casino…

Mio fratello è tornato da una vacanza in Puglia e mi ha detto che gli olivi stanno morendo: è una visione apocalittica o è proprio così?
Nemmeno mostrando delle immagini si riesce a rendere l’idea di quanto grave la situazione. Per centinaia di chilometri si vedono solo grigi tronchi tortuosi e secchi.
Ricordo le parole dell’ex Ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio che durante la trasmissione Porta a Porta disse “Io quando sono andato in Puglia mi sono spaventato, perché un conto è vedere le immagini, un altro conto è vederlo dal vivo”.
Ecco, diciamo che potrebbe essere un bel set per qualche film horror.

Immagino che il discorso sia complesso e stratificato, ma te lo chiedo lo stesso: secondo te, ci sono delle soluzioni? Se sì, quali?
Credo che la soluzione migliore sia la lucidità: con quella si possono prendere le migliori decisioni.
Essendo un contesto di crisi, il caos la fa da padrone ed è difficile capire cosa sia giusto fare e quando, per cui la prima cosa che risolve questo grave problema è informarsi! Più gente lo fa e più diventa facile evitare le fake news, per cui non vi sentite troppo lontani perché anche voi potete fare la differenza!
Un’altra soluzione, più immediata e dolorosa, è l’eradicazione. Negli anni si è visto quanto è pericoloso non farlo ma anche quanto sia importante la consapevolezza del rischio che si corre nel non estirpare gli alberi infetti. Vedere un ulivo venire abbattuto è davvero straziante, tuttavia indignarsi e contrastare questa delicata operazione finirebbe per creare solo ferite più profonde.

Cosa possono fare i viaggiatori, non solo in Puglia ma ovunque ci siano degli ulivi?
Innanzitutto vorrei ringraziare di cuore chiunque si senta vicino a noi in questo momento!
I viaggiatori hanno il grande pregio di coltivare il valore dell’apertura mentale, scoprendo realtà diverse e confrontandosi con persone nuove. Questo permette di ricevere stimoli ed idee che non sono note a tutti e, allo stesso tempo, condividerle in tantissimi ambienti diversi!
Il problema di Xylella infatti non è solo prerogativa italiana e pugliese, ma si è diffusa anche in Europa e preoccupa sia il Nord Africa che l’Asia. In Puglia sarete sempre i benvenuti e potrete confrontarvi direttamente con chi quest’epidemia l’ha vissuta attraverso le possibilità e i limiti che da italiani conosciamo bene, ma andando via fate attenzione a non portare in viaggio con voi anche la sputacchina.

Che cos’è un ulivo? Mi spiego meglio: tutti difendono gli animali, ma pochi le piante. Ci vuoi raccontare questo albero magnifico dal tuo punto di vista?
Se non fosse per le piante non avremmo la natura così come l’amiamo in tutto il mondo, dalle foreste di mangrovie ai boschi di montagna. Il minimo che possiamo fare è difenderli dall’estinzione (pochi sanno che le specie più a rischio sono proprio le piante) e dalle malattie, tant’è che quest’anno è l’International Year of Plant Health dedicato proprio all’importanza che ha preservare questi esseri viventi così speciali e da cui dipendiamo in tutto.
Gli alberi sono silenziosi e non muovendosi non attirano la nostra attenzione, tuttavia superando questa istintiva indifferenza ambientale si può scoprire con grande fascino quanto le piante siano vive e come la loro vita sia molto simile e contemporaneamente molto diversa dalla nostra, ma sempre straordinariamente vita. In questo gli ulivi sono sempre stati speciali, facendosi notare per la loro estetica rigogliosa e tortuosa, per il rumore pacifico dei loro rami e per l’abbondanza del loro prezioso dono: l’olio. Non a caso l’ulivo è un albero simbolico in ogni cultura del Mediterraneo.
Crescendo circondata da un paesaggio verdeggiante di ulivi, le loro cime danzanti nel vento argenteo hanno guidato la mia immaginazione durante l’infanzia e oltre. Potendo studiare, poi, ho capito quanto l’ulivo sia generoso: l’olio, infatti, non è contenuto nel seme, come solitamente accade per garantire l’energia alla futura piantina, ma nella polpa del frutto, dimostrando che la pianta lo produce proprio per gli animali che la circondano.
Credo che imparare qualcosa di più sulle piante sia come viaggiare verso un orizzonte sempre nuovo ed affascinante, rendendoci più consapevoli di noi stessi e del mondo in cui viviamo.

Pensi che l’informazione e la divulgazione sull’argomento possano servire a qualcosa?
Non sono sicura che, se sin dall’inizio si fosse avuta un’informazione più accessibile e chiara, le cose sarebbero andate diversamente. È stata minata fortemente la fiducia nella scienza e, allo stesso tempo, il bisogno di risposte era molto forte. Abbiamo visto tutti la crescita di reazioni estreme in un’altra epidemia emergente, quella del Covid-19, e lo stesso effetto si è avuto anche con Xylella, anzi, direi che è stato peggiore. Questo perché l’informazione che veniva fatta, e che ahimè viene spesso fatta tutt’ora, era manipolata per aumentare il panico e la diffidenza nelle persone, rendendo impossibile una visione chiara del problema ed una risoluzione.
Ovviamente credo che sì, l’informazione sia importantissima per poter agire, e abbiamo ancora tante sfide da affrontare: l’epidemia che avanza e il Salento che non riparte. Ma per poterci riuscire, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è litigare, mentre la disinformazione, colpendo sull’emotività ed i valori delle persone, non fa altro che creare fazioni pronte allo scontro.
Per essere davvero utile, l’informazione deve essere attentamente valutata dal lettore, che purtroppo si trova in un periodo di forte crisi dell’integrità delle fonti che si possono trovare in rete.

E i social?
I social hanno giocato un ruolo cruciale. Quando ormai tutti avevano un profilo su Facebook – ma la divulgazione scientifica tardava a cogliere quest’opportunità per informare direttamente le persone -, qualcun altro ci aveva già pensato. Nacquero pagine e gruppi in cui si dilagavano complotti e disinformazione, cambiando per sempre l’opinione pubblica. Ci tengo a precisare che questo non è stato un fenomeno spontaneo, ma veicolato da un gruppo di pseudo-ambientalisti da cui è meglio stare lontani.
Col tempo, poi, l’attenzione al problema è seccato insieme agli alberi, ma questo non mi ha fermato dal volerne sapere di più. Per cui ho cercato di informarmi, superando non poche difficoltà pratiche e pregiudizi, chiedendomi come mai nessuno ne parlasse con semplicità e cordialità?! Alla fine ho provato a farlo io stessa proprio sui social.

Come mai ti sei interessata proprio alla questione Xylella? Immagino che, da studentessa di biotecnologie, tu abbia vari interessi.
Ammetto di avere tanti argomenti che mi interessano delle biotecnologie, persino l’etica, che è un po’ come l’ora di religione a scuola. A volte dedicarmi alla divulgazione mi toglie tempo per lo studio e altre passioni, creandomi non pochi problemi. Nonostante questo non riesco a non continuare, per me è troppo importante dare voce a questo disastro.
Non riesco a restare a guardare, a lasciar morire la nostra storia, la natura, la tradizione della mia terra senza far niente. Non posso.

Perché questa situazione è particolarmente gravosa in Puglia?
L’ulivo fa parte della nostra storia da millenni e ne sono testimoni, anche se ancora per poco, gli ulivi monumentali della Piana degli Ulivi, così come vari esemplari più che millenari che non sono sopravvissuti a questa epidemia, per esempio il Gigante di Alliste.
Il profondo legame tra gli ulivi e la Puglia è talmente forte che gli alberi sono considerati parte della famiglia, a cui i nostri avi andavano a raccontare i propri pensieri. Sotto le loro fronde i fidanzati si incontravano di nascosto per passare del tempo da soli, facendo degli ulivi i custodi dell’amore di molte generazioni. Persino sullo stemma della Regione Puglia l’ulivo risiede al centro, come simbolo di fratellanza!
L’ulivo ci ha insegnato la generosità, regalandoci anno dopo anno la più preziosa delle fatiche: la possibilità di raccogliere con le proprie mani del pregiato olio d’oliva. Infine la tradizione culinaria, profondamente segnata dall’abbondanza di questo dono, dai piatti più semplici a quelli più fritti!
Per noi l’avvento della Xylella non è solo una tragedia da un punto di vista economico (anche se i danni superano il miliardo di euro) o paesaggistico, ma è soprattutto una crisi identitaria che cambierà per sempre la nostra storia.

Ti va di spiegare cosa succederebbe se morissero i nostri ulivi?
Sinceramente non ci riesco. Nonostante gli scheletri che tappezzano i bordi delle strade, fatico ancora ad ammettere a me stessa che si tratta di un addio.
Penso che in futuro la natura cambierà molto nella nostra terra, spero si produrrà ancora del buonissimo olio dalle varietà resistenti, su cui la ricerca sta lavorando a pieno ritmo, e magari si coglierà l’occasione per coltivare anche altre risorse pregiate di cui la nostra terra è ricca. Eppure ancora non riesco ad immaginare tutti questi magnifici alberi privi di vita, come se le loro anime fossero ancora qui a vegliare su di noi.
Chi è Derbilia

Ciao, mi chiamo Derbilia e sono salentina. Anche se nella mia vita ho viaggiato tanto, resto profondamente legata alla mia terra!
Sin da piccola passavo il mio tempo tra le piante e guardavo affascinata SuperQuark, appassionandomi sempre di più alla scienza. Per questo, crescendo, mi sono iscritta a Biotecnologie presso l’Università del Salento e, grazie ai miei studi, sto sviluppando senso critico e competenze utili per comprendere circostanze complesse, come l’epidemia che da tempo colpisce gli ulivi del mio territorio.
Cercando di informarmi a riguardo, percepisco la mancanza di divulgazione seria e comprensibile sull’argomento e decido di dedicarmi a colmare questa lacuna, creando un supporto alla portata di tutti sui social più popolari.
Mi trovate su “Cittadino Salentino” per rispondere a qualsiasi dubbio o curiosità, perché per me è importante aiutare e confrontarmi con le persone, soprattutto quando la pensano diversamente da me!
8 risposte
Invece avendo avuto contatto con gli ulivi ( i miei ne hanno) so bene che danni ha causato la xilella, soprattutto in Puglia, mi piace tu ne abbia scritto un articolo Roberta ☺️brava!
Grazie Marilù, è un tema poco conosciuto…
la cosa che mi colpisce di più è ch ein effetti nell’immaginario la xylella sia un problema pugliese, quando in effetti, come si legge anche qui, è un problema ormai diffuso. Maledetta Sputacchina, mi è sembre stata così simpatica, non avevo idea che fosse lei il veicolo di questa infezione!
Ho imparato anche io un sacco di cose. E sono veramente spaventata…
Avevo già letto e sentito parlare di questo organismo e di quanto danno poteva creare agli ulivi. Ricordo ancora invece quando da noi un batterio aveva praticamente decimato i castagni. Purtroppo non se ne parla quanto si dovrebbe perché sono veramente delle catastrofi per il nostro ecosistema e per quelle caratteristiche che tanto hanno reso famoso ed importante un luogo. Se penso agli ulivi penso alla Puglia e mi auguro che si trovi una soluzione definitiva al più presto.
Me lo auguro anche io, anche se sembra una cosa lontana…
Ottimo articolo divulgativo adatto a tutti!! Brave entrambe. Sono circondata da ulivi dove vivo, ma non avevo mai sentito parlare della Xylella. Ma forse la Toscana non è stata colpita come la Puglia ad ogni modo sono anche io convinta che una buona informazione può fare bene alle piante e a noi.
La Toscana è indubbiamente meno colpita. Grazie per aver apprezzato!