5 viaggi che fanno bene all’anima

Viaggiare fa bene. Fa bene al corpo e, soprattutto, all’anima. Siete d’accordo con me?

Se non avete una risposta certa, allora fatevi prendere per mano: vi accompagno alla scoperta dei benefici che il viaggio produce su di noi e lo farò parlandovi di 5 viaggi che hanno fatto bene a me.

Perché viaggiare fa bene

10 cose da vedere in Sri lanka: sul treno da Ella a Nuwara Elyia
Sul treno da Ella a Nuwara Eliya

I motivi per cui viaggiare sono tanti e si declinano diversamente in base alla personalità dei viaggiatori. Possiamo però trovare delle direttrici comuni:

  • Diventiamo più empatici: il contatto frequente  con l’altro (quando l’altro non è il nostro vicino di casa, ma una persona che ha usi e costumi diversi dai nostri) ci permette di capire meglio l’umanità;
  • Usciamo dai soliti circuiti. La nostra mente si irrigidisce, a furia di fare gli stessi percorsi. Ecco perché alcuni psicoterapeuti suggeriscono di cambiare spesso abitudini. Persino scegliere ogni giorno una strada strada diversa per arrivare al lavoro può essere un “elasticizzante”. Pensate quindi a quanto il viaggio aiuti il cervello a mantenersi vivo e attivo;
  • Viaggiare fa bene perché in viaggio affrontiamo più spesso le nostre paure. La vita quotidiana è fatta per lo più di certezze. Il viaggio, invece, ci mette davanti a piccoli e grandi timori. Dal prendere l’aereo a fare una salita faticosa: tutto contribuisce a farci sentire più forti di quanto non pensiamo di essere;
  • Affrontiamo meglio i problemi. In viaggio, infatti, possono presentarsi a noi imprevisti nuovi rispetto a quelli sperimentati nella vita quotidiana. Ecco che possiamo scoprirci capaci di risolverli. Un bagaglio da portare con noi al ritorno;
  • Impariamo a conoscerci meglio. Se la staticità atrofizza capacità fisiche, mentali e spirituali, il movimento che il viaggio assicura ci permette di attingere a risorse inesplorate. E talvolta abbiamo vere e proprie illuminazioni!

*Tutto questo dipende, ovviamente, dal nostro modo di viaggiare. Come sapete, odio l’abbuffata di viaggi ed esperienze e propendo per l’esplorazione vera.

Viaggiare fa bene all’empatia: Sri Lanka on the road

Viaggiare fa bene: ragazzo e donna sui binari
Persone sui binari

Viaggiare fa bene all’empatia, una qualità che molti si fregiano di possedere e di cui invece – secondo me – il mondo avrebbe più bisogno.

Ma cos’è l’empatia? La definizione della Treccani è “capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro”. Alcuni, infatti, la confondono con la “simpatia” (che, sempre secondo la Treccani, è il “sentimento di inclinazione e attrazione istintiva verso persone, cose e idee”).

L’empatia, quindi, permette di comprendere. La comprensione, a sua volta, permette l’amore.

Lo Sri Lanka è stato, per me, rivelatore. Un anno fa, infatti, mi sono catapultata in una cultura completamente diversa dalla mia. Una cultura che non prevede contatti fisici “invasivi” e che pone una certa distanza tra l’uomo e la donna.

Un piccolo aneddoto per aiutarvi a capire cosa intendo: il timido abbraccio di Anura, il nostro driver, concesso solo a Mr F. prima della nostra ripartenza per l’Italia. Se non avessi capito/saputo che gli uomini srilankesi non fanno effusioni alle donne di altri Paesi, sarei potuta rimanere male. E invece mi sono commossa fino alle lacrime: quell’abbraccio così discreto mi ha trasmesso molto più calore delle effusioni esagerate che vedo ogni giorno sotto casa.

Viaggiare fa bene alla mente: Grecia in campeggio

Viaggiare fa bene: tramonto su Paros
Paros

Sapete qual è stato il mio primo viaggio all’estero? La Grecia. Esattamente un’isola delle Cicladi: Paros.

A distanza di 30 anni (!), mi ricordo un’infinità di dettagli, dalle pannocchie arrostite alla me adolescente che legge “La capanna dello zio Tom” sull’amaca, dal mare gelido alle treccine colorate che andavano di moda all’epoca.

Viaggiare in giovanissima età mi ha obbligata ad aprire la mente e ad assorbire dettagli. Dettagli che sono diventati meravigliosi ricordi.

Viaggiare fa bene alla mente perché la rende malleabile. La “elasticizza” (passatemi il termine). Conosco persone che non si schioderebbero mai da casa o che se ne allontanano di poco. Secondo me è un peccato. Viaggiare è come leggere: impedisce al cervello di atrofizzarsi.

Viaggiare fa bene al coraggio: weekend lungo a Praga

Viaggiare fa bene: torre sulla collina Petrin di Praga vista da lontano
La torre della collina Petrin

Viaggiare fa bene al coraggio: è in viaggio, infatti, che affrontiamo spesso alcune paure ataviche.

Avete paura dell’aereo? Prendetelo! Potreste iniziare da un tragitto breve. Oppure no (io temevo l’aereo, ma la mia prima tratta è stata Roma-Boston).

Ma perché una foto di Praga? Perché la capitale ceca è l’ultimo posto in cui ricordo di aver affrontato una paura: salire da sola sulla torre panoramica di Petrin.

Alta più di 63 metri, è la copia in scala della Tour Eiffel. Non era tanto l’altezza a farmi paura, bensì la stretta e oscillante scala all’aperto e la solitudine improvvisa. Mr F., infatti, mi abbandonò a metà percorso per via delle sue solite vertigini.

Quando me ne accorsi, fui presa da una ridarella isterica e dovetti sedermi su uno scalino, aggrappata alla ringhiera come un koala, mentre alcuni turisti mi sorpassavano. Eppure fu quello il momento in cui decisi che dovevo proseguire, sola o meno.

Una volta in cima, mi sentii potente. Questo è uno dei ricordi di viaggio che serbo con più affetto dentro di me.

Viaggiare fa bene alle nostre capacità: viaggio in Tunisia

Viaggiare fa bene: dune del deserto in Tunisia
Deserto

Viaggiare fa bene perché implementiamo (o scopriamo) la nostra capacità di affrontare problemi e imprevisti.

La Tunisia, da questo punto di vista, fu esemplare per me. Quel viaggio mi mise parecchio alla prova.

All’andata, durante il viaggio da Roma a Salerno (dove ci saremmo dovuti imbarcare per Tunisi), la macchina si ruppe. Ebbene sì, avevamo programmato un on the road in Tunisia

Alcuni, a quel punto, avrebbero rinunciato. Noi no: chiamammo un carro attrezzi per far portare l’auto da un meccanico vicino (dove poi l’avremmo ripresa) e un taxi per raggiungere il porto. Una volta in Tunisia, usammo i mezzi locali e pazienza.

Poche ore prima del viaggio di ritorno, invece, mi prese un febbrone da cavallo. Avevo 40 e disturbi intestinali, ma sulla nave non c’erano cabine. Chiedemmo dell’infermeria, dove mi diedero la Novalgina, ma non un letto. La mattina dopo, a causa del repentino calo della temperatura e della notte passata su uno strettissimo divanetto, svenni.

Questa esperienza, nonostante non sia certo un bel ricordo, mi ha fatto capire che tanti problemi sono risolvibili. La prossima volta, magari, io e Mr F. saremo più incisivi con il personale di bordo.

Viaggiare fa bene all’anima: preparare la tesi a Berkeley

Viaggiare fa bene: ragazza nel Campus di Berkeley
Berkeley

Viaggiare fa bene all’anima. Grazie ai viaggi, impariamo a conoscerci meglio.

Era il 2011 quando vinsi una borsa di studio per preparare la mia tesi all’estero. L’anno prossimo saranno 10 anni, ma per me è come se ne fossero passati al massimo due.

In viaggio ho capito che sono capace di affrontare le cose da sola, perché è da sola che andai in California.

La prima notte negli USA fu un incubo: una meravigliosa coppia di anziani, conosciuti qualche mese prima nel ristorante dei miei genitori, si offrì di ospitarmi la prima notte nella loro casa a Santa Rosa.

Fui felice di quell’invito, ma una volta arrivata (stonata per via del fuso orario e immalinconita dalla separazione dai miei cari), mi trovai nel bosco. La loro casa era come quella di tanti film americani: isolata, con porte e finestre fragilissime dai cui penetravano gli inquietanti rumori della natura. Bellissimo, ma anche straniante.

Pensate, infatti, che i boschi americani non sono come i nostri: sono più foreste dominate da alberi giganteschi e grovigli che altro. Inoltre, se la squadra di baseball dell’università di Berkeley si chiama Bears, potrete capire di cosa stiamo parlando.

Nonostante l’insonnia e la paura di quella notte, non solo sopravvissi all’esperienza, ma Berkeley è uno dei ricordi più belli della mia vita.

Cosa ho imparato da quell’esperienza? Che posso affrontare con successo i moti imprevedibili della mia anima, che se voglio una cosa posso ottenerla e che la solitudine, a volte, mi regala una forza incredibile.

Questi sono solo 5 motivi e 5 viaggi. Ma potrei parlarvi per ore del perché viaggiare fa bene e di tanti altri insegnamenti appresi dai miei viaggi. In futuro, forse…

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10 risposte

  1. Viaggiare fa bene all’anima, alla mente e pure all’autostima! Ti ricorda quanto sei piccola rispetto al mondo eppure così unica, ti rende forte e pragmatica, ti concede di essere quello che senti, quello che sei.
    Grazie Roberta per avermelo ricordato ????

  2. Ottimi spunti; tra tutti mi intriga la Tunisia, il colore del deserto mi ha sempre affascinato tantissimi, ha un qualcosa di misterioso, sembra infinito

  3. Io, per quel che mi riguarda personalmente, ho capito che ci sono dei luoghi che mi fanno bene all’anima e che sono posti quasi “insospettabili”. Mi piace questo del viaggiare tanto: è così personale che ognuno di noi ha qualcosa di diverso da vedere negli stessi luoghi frequentati da tutti.

  4. Viaggiare è la cura dell’anima: alcune volte viaggiare diventa un’esigenza a cui non ci si può sottrarre, un po’ come l’andare a fare shopping. Tanta verità!

  5. Sono totalmente d’accordo con te: viaggiare fa bene e non bisogna mai smettere. Dei viaggi che descrivi mi ispira moltissimo la Tunisia: pensi sia possibile organizzare un viaggio in questo Paese da sola oppure dovrei appoggiarmi a delle agenzie? Grazie

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