Ho scelto Minorca per il suo essere selvaggia. Questa è la prima risposta che do non appena mi si chiede: perché andare su quest’isola delle Baleari?
Per goderne al meglio, il periodo ideale sarebbe quello a cavallo tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno oppure a primavera inoltrata, ma tant’è: i miei viaggi – almeno per ora – sono vincolati.
Di solito si scelgono le Baleari per il divertimento, le belle spiagge e la vita che sprigiona da tutto ciò che ha un’impronta, anche minima, di Spagna; Minorca, però, fa eccezione: è inadatta a chi si annoia facilmente, a chi ha bisogno di cose sensazionali e di incontrare tanta gente.
Sia chiaro: d’estate i turisti non mancano, anzi… Il “core business di Minorca”, però, è altro. Roberto, proprietario del bar “Ses Palmeres”, di Mahón (la capitale), si è trasferito sull’isola 16 anni fa e me lo ha detto a chiare lettere: “A Minorca si sta bene se si ha un carattere tranquillo. Per me è ancora più bella d’inverno, quando non c’è nessuno in giro”.
Come arrivare
Facilissimo: all’aeroporto di Mahón arrivano voli diretti da Roma e da Milano, quasi tutti i giorni in questo periodo. Altrimenti la si può raggiungere in traghetto da Barcellona, una scelta che ha poco senso se non si hanno molti giorni a disposizione.
Come spostarsi
Minorca è dotata di mezzi pubblici efficienti, ma io sono abituata a viaggiare in modo indipendente e, soprattutto, a spostarmi molto, per cui l’ideale è la macchina.
Ho scelto Gold Car, che non chiede alcuna caparra: se si accetta la copertura totale in loco, non è necessaria alcuna carta di credito come garanzia.
Cosa fare e vedere a Minorca
Mahón
Mahón è ciò che si incontra non appena atterrati a Minorca, ma merita una visita a prescindere: è non solo il capoluogo dell’isola, ma anche il porto naturale più grande del mondo – dopo quello di Pearl Harbour – e sicuramente uno dei più belli.
Basta fare tre cose per accorgersene:
- Un giro in barca (cosa che io non ho fatto) all’interno del porto;
- una passeggiata serale, ammirando yacht di lusso e insenature;
- affacciarsi dal Mirador Del Pont Des Castell.
Un consiglio spassionato: prendetevi del tempo al mattino per visitare la città, quando il resto delle persone si trova in spiaggia. Fermatevi in uno dei caffè e assorbite i ritmi rilassati del luogo.
Approfittatene per visitare la Chiesa di Santa Maria, che custodisce al suo interno un organo di eccezionale fattura. Splendida la Fortezza de la Mola (o di Isabella II), che però, vista la mole (scusate il gioco di parole), richiede almeno un paio di ore.
Il Monte Toro
Il Monte Toro è il punto più alto di Minorca: 358 metri. La vista di cui si gode da lassù è magnifica, anche se a rovinarla ci sono parecchie antenne (flagello dell’epoca).
Da visitare il piccolo Santuario de la Virgen del Toro, ma da evitare l’attiguo bar-ristorante, nonostante le recensioni ne parlino inspiegabilmente bene: cibo per turisti e vista sulle antenne.
Le spiagge di Minorca
Quando si parla di Minorca, si citano sempre le stesse spiagge: Macarella, Macarelleta e via dicendo. Essendo approdata sull’isola in pieno agosto, ho dovuto ripiegare su altre spiagge, non necessariamente sconosciute, ma un po’ meno battute o talvolta più ampie, in quanto altre erano praticamente inaccessibili.
Devo dire che ne sono stata ben felice: ho la tendenza naturale ad andare oltre i cliché e sono certa che alcune spiagge vissute da me abbiano ben poco da invidiare alle altre.
Cala Tirant
La mia spiaggia minorchina preferita è Cala Tirant, a Es Fornells.
Sarà che l’ho scoperta per caso, sarà che ho attraversato il pontile in legno per raggiungere la parte più selvaggia, sarà per la vista su questo villaggio turistico (che trovo comunque affascinante): insomma, Cala Tirant mi è rimasta nel cuore.
Non ho fatto altro che immergermi nelle sue acque pulite, abbronzarmi e aspettare il tramonto. Il massimo.
Es Grau
Altra spiaggia di tutto rispetto, anche a causa della fatica fatta per raggiungerla: Es Grau, infatti, si presenta come premio finale a coloro che prima attraversano la riserva naturale S’Albufera d’Es Grau.
Chi volesse bypassare l’area protetta lagunare – di cui la spiaggia fa comunque parte -, la può anche raggiungere direttamente. I
Acqua azzurra, acqua chiara – mi verrebbe da dire: la spiaggia di Es Grau è stato il mio piccolo angolo di paradiso, che mi ha salvato dal caldo e dalle altre spiagge affollate.
Cala Galdana
Nonostante la presenza di alcuni ecomostri, Cala Galdana si conferma una delle spiagge più belle di Minorca, sia per la sua acqua verde smeraldo che per la pineta che la circonda.
Basta mettere in campo la fantasia per immaginare come potesse essere prima che la mano umana facesse danni ( non tanto da offuscarne completamente la bellezza però).
Questa spiaggia è l’ideale per chi ha voglia di passare una giornata in tranquillità: tutto è a portata di mano, ma non si ha la sensazione di trovarsi in un luogo commerciale.
Altre due spiagge che ho amato sono state:
- Son Bou. Frequentatissima, ma ampia abbastanza da permettere di muoversi in libertà, ha due punti di forza: il colore dell’acqua e i resti della basilica paleocristiana a ridosso della spiaggia;
- Son Saura: selvaggia e con una bella pineta a contorno. Tanto basta.
I villaggi di Minorca
Molti (come Binibeca) sono stati costruiti ad hoc per i turisti. Nonostante questo, brillano di luce propria, perché inseriti in un contesto tutt’altro che iperturistico. Ingannano l’occhio del viandante con intelligenza, in quanto le nuove e bianchissime case si sono impiantate su ex abitazioni di pescatori, prendendone il posto con grazia.
Ecco allora Es Fornells, dove le poche centinaia di abitanti convivono pacificamente con gli avventori estivi. Splendido il porticciolo, come splendide sono la torre e l’Esglèsia de Sant Antoni. Es Fornells è anche famosa per la sua zuppa di aragosta, ma bisogna sapere che dalle tasche parte un’ottantina di euro.
Altro villaggio speciale è Binibeca Vell, complesso turistico che ricostruisce un vecchio borgo di pescatori. Incantevoli gli stretti vicoli, come le casette bianche e la richiesta – scritta ovunque su piccoli cartelli – di silenzio, per rispetto dei suoi abitanti.
Le città di Minorca
Oltre a Mahón, altre due città sono degne di una visita approfondita: Ciutadella e Alaior.
Non sono riuscita a godermi la prima, in quanto talmente affollata da aver creato in me una pesante patina di insofferenza. Peccato, perché Ciutadella è una gran bella città dalle ascendenze arabe, francesi e britanniche. Lo dimostrano le sue architetture, che al tramonto prendono fuoco.
Dovessi tornare a Minorca in bassa stagione, Ciutadella sarebbe il primo posto in cui andrei, quantomeno per gustare la bellezza del porto in santa pace e per spiare da vicino la vita dei minorchini di questa parte dell’isola.
Alaior è una cittadina a vocazione rurale, che mi ha letteralmente lasciata a bocca aperta. Al di là delle preziosità architettoniche (tra cui la splendida chiesa di Santa Eulàlia), mi ha accolta un’inaspettata atmosfera di festa: era la sera prima di Ferragosto e non immaginavo che avrei trovato questa comunità stravolta da ritmi completamente diversi da quelli che si aspetterebbe.
La folla era tremenda, ma l’allegria e la festosità erano tali da aver infranto qualunque barriera tra me e il caos: carri allegorici, palloni volanti, coriandoli e – soprattutto! – persone di tutte le età che se la spassavano senza alcun problema. Ché Maiorca – per quanto catalana – sempre Spagna è!
Cos’altro fare e vedere a Minorca
I fari
A Minorca ci sono ben 7 fari, ma quello che vi consiglio di non perdere è il Faro Cap de Cavalleria, da dove ammirare il più bel panorama del nord isolano. Ecco perché l’ideale è arrivarci al tramonto, l’ora più bella.
Uno dei tramonti più belli
A proposito di tramonti: Cova d’en Xoroi è un suggestivo bar/discoteca scavato nella roccia, da cui osservarli estasiati. Ve lo consiglio? Sì e no.
Sì perché è un luogo indubbiamente raro: scavato nella roccia, è una sorta di nave in mezzo al mare; no perché si tratta di un luogo fin troppo gettonato e pagare 25 euro per – fondamentalmente – scattare due foto al tramonto con il telefonino in una mano e un bicchiere di qualcosa nell’altra mi pare un po’ troppo. Vero è che la somma comprende, oltre a una bevanda, anche la serata musicale, che però inizia un bel pezzo dopo gli ingressi, motivo per cui molti se ne vanno via prima.
Gli insediamenti talaiotici
Trattasi di siti archeologici risalenti all’epoca protostorica: Minorca trabocca di questi luoghi misteriosi, quasi esoterici. Nessun tempio a cui l’occhio occidentale sia abituato, bensì taulas, ossia tavole di pietra incastrate a T, tipiche di qui. Trovarsi di fronte a queste costruzioni, che probabilmente furono santuari, è un’esperienza emozionante.
Camminare lungo le mura ciclopiche, fotografare i talaiot – costruzioni a forma di torre – ed entrare negli ipogei: tutto ciò fa parte del contatto che si viene a creare tra il visitatore smarrito e il sito, muto ma espressivo.
Vi consiglio due siti, in particolare: Es Trepucó e Torralba d’en Salort, due luoghi che ho amato. Il primo è ad accesso gratuito, mentre per il secondo è richiesta una somma irrisoria (4 euro).
Mangiare e dormire
Per quanto riguarda il dormire, posso aiutarvi poco, perché io e l’altra metà del blog abbiamo alloggiato presso una struttura militare.
Ecco invece qualche posto mangereccio testato da me:
- Clorofil·la Cuina Vegetariana, C. Pont des Castell, 2, Mahón: ottime le insalate, ma anche l’antipasto di melanzane fritte;
- La Guitarra, Carrer de Nostra Senyora dels Dolors: paella à gogo in pieno centro storico!
- Bar Es Grau, Plaça de Mestre Jaume, 13, Es Grau: un normalissimo bar, che però offre un’ottima insalata con queso de cabra, da gustare sotto le tamerici;
- Mercat des Peix, Pl. de España, 1, Mahón: è il mercato del pesce, un posto imperdibile del capoluogo minorchino. Prezzi piuttosto alti, ma tapas (di pesce, ma non solo) molto gustose.