La campagna toscana mi emoziona sempre. Sarà che la Toscana è la mia seconda (ma sarebbe meglio dire l’ennesima) casa.
Mi sono trasferita a Montepulciano all’età di 16 anni e lì ho concluso il mio ciclo di studi superiori: ho frequentato il Liceo Classico all’interno della Fortezza Medicea, che domina la Val di Chiana e oggi funge da spazio espositivo.
Avendo vissuto tra Montepulciano e Pienza per anni e tornandoci spesso, è chiaro che le mie camminate nella campagna toscana non si contano. Penso quindi di potervi fare tranquillamente da guida.
La mia passeggiata bucolica nella campagna toscana
È sabato mattina e sono dai miei genitori, che vivono proprio in mezzo alla campagna, al confine tra Val di Chiana e Val d’Orcia, con il Monte Amiata a far loro da sfondo.
Nonostante conosca bene la zona, mi rendo conto di non aver mai percorso certe strade, magari anche a portata di mano. Come Via di San Bartolomeo, per esempio.
Da Montepulciano a Monticchiello
Con piglio deciso prendo la macchina e mi dirigo all’ Albergo Ristorante San Biagio di Montepulciano, che si trova proprio in Via di San Bartolomeo 2. Ho proprio bisogno di fare questi 6,2 km a piedi immersa nella natura, in una primavera che sta sbocciando proprio ora. Chilometri che mi porteranno a Monticchiello, incantevole borgo toscano.
Non piove da tempo, ma cerco di godermi i raggi del sole senza pensare alle tante, troppe calamità di questi ultimi due lunghi anni, meteo incluso.
Sono le 10 di una mattina soleggiata e frizzante, che chiede solo di essere assaporata fino in fondo. Sono nella campagna toscana: esiste un posto migliore dove farlo?
Lascio in macchina telefonino e diavolerie varie e mi incammino insieme alla mia metà, ma non per paura dei pericoli, pressoché inesistenti se si esclude la presenza di qualche Maremmano molesto.
Come accorgersene preventivamente? Semplice: se sentite uno scampanellio in lontananza, significa che vi state avvicinando a delle simpatiche pecorelle, ma anche a questi grandi cani, che con il loro manto bianco si confondo all’interno del gregge, proteggendolo.
Il tragitto che sto percorrendo è parallelo alla strada per Pienza, definita (e a ragion veduta) una delle più belle del mondo.
Inizialmente fatico un po’, perché la via è in leggera salita, ma i muscoli intorpiditi dalla sedentarietà ringraziano.
E mentre sulla mia sinistra posso osservare grandi distese di campi arati e assolutamente inaccessibili, a destra scorgo filari di vigneti in mezzo ai quali, in autunno, spuntano rigogliosi grappoli di uva nera, utilizzata per la produzione di vino Chianti (nonostante sia tutt’altra zona).
Da non perdere: il Mirador de Pupi e il Belvedere, che offrono scorci meravigliosi sulla campagna toscana.
Le virtù della campagna (toscana)
La bellezza di questo cammino consiste soprattutto nella sua sensorialità. Già, i sensi… E chi li utilizza più in città?
Vivo a Roma da circa 20 anni, ma non è un caso che mi sia trasferita da meno di un anno al mare. Questa, però, è un’altra storia.
Torniamo alla campagna toscana e alla campagna in generale.
La campagna toscana e i 5 sensi
Come vi dicevo, camminare nella campagna toscana significa riattivare quei “pesi morti” che sono i sensi, poveretti. Siamo tutti teste ed emozioni a fior di pelle, ormai. Ciò che manca, nella nostra quotidianità, è il rapporto con Madre Natura e, quindi, con noi stessi.
Ecco perché penso che camminare nella campagna toscana (e al mare, in montagna o lungo le rive di un lago) sia terapeutico: ci riporta a casa.
L’udito
Se aguzzo un po’ le orecchie, mi trovo ad assistere a un vero e proprio concerto della natura toscana. Noto che ogni elemento è uno strumento a sé.
Basta solo che mi fermi ed ecco il fruscio dell’erba, che si unisce al frinire di insetti cui non so dare un nome e si sovrappone al rumore di trattori lontani, che a loro volta coprono a malapena lo scricchiolio dei rami mossi dal vento.
Ogni cosa parla e, senza cedere alla tentazione di una facile retorica o di afflati poetici improvvisi, sembra che sia solo in attesa di essere ascoltata. Tutto, dalle coccinelle all’albero che, solitario, campeggia in mezzo a un campo, si esprime facilmente senza le troppe parole che impieghiamo noi, animali dotati di quel temibile congegno che chiamiamo ragione.
La vista
A marzo si vede la primavera spuntare: i fiori fucsia dell’albero di Giuda e il rosa più delicato dei mandorli, che tutti amano fotografare, tanto sono belli.
E poi il giallo delle mimose – che durano così poco! – e l’erba che, a mano a mano, rinverdisce; i colori del cielo sui non ti scordar di me e quelli dell’infanzia sulle margherite.
Ma soprattutto la luce, che torna prepotente e generosa, ancora di più dal prossimo fine settimana con l’ora legale.
Olfatto
C’è odore di primavera, nell’aria. Lo senti: la brezza ti avverte.
Altri odori altamente benefici:
- l’erba appena tagliata;
- la terra bagnata dalle piogge marzoline (dove siete?);
- il bucato, finalmente steso al sole;
- i fiori;
- il fumo dei camini, che ancora scivola fuori dai tetti durante le sere di fine inverno-inizio primavera;
- il sole (sì, anche lui ha un odore. Fateci caso);
- noi. Lo stare all’aria aperta fa “evaporare” i nostri – si spera – gradevoli odori.
Gusto
Il gusto della campagna toscana è antico come la selvaggina che la abita.
È il gusto delle olive e del loro olio, dei rapi (così, nel Senese, sono chiamate le cime di rapa) e del ginepro essiccato; è quello dei piccoli orti, dove ancora si susseguono scene bucoliche, ormai dimenticate in altre parti d’Italia.
Per non parlare del sapore del Pecorino di Pienza, per cui dobbiamo dire grazie ai tanti ovini che popolano la campagna toscana.
L’elenco sarebbe infinito, ma mi fermo qui per non apparire ingorda.
Del resto, è quasi ora di pranzo e devo percorrere gli ultimi 3 chilometri prima di sedermi comodamente a tavola. Via di San Bartolomeo – se non lo aveste capito – è solo una delle scuse per venire da queste parti e fare la spola tra Val di Chiana e Val d’Orcia, due perle di rara bellezza, dove ogni volta ritrovo le mie antiche emozioni.