Stati Uniti. Dite la verità: anche voi sussultate sentendo il nome di questo continente? Del resto, chi è cresciuto a pane e film americani? Io ho appena alzato la mano.
Viaggio negli Stati Uniti
Ora vi svelo il desiderio che ha martellato la mia adolescenza ma anche la mia prima giovinezza: volevo vivere a New York e sognavo di diventare un’attrice di cinema. Qualcuno di voi starà sussurrando, tra sé e sé: “Ma non mi dire…”. In molti avrete avuto questo sogno. Eppure – ve lo assicuro – la mia era una passione vera: ho recitato poche volte nella mia vita ma, quando l’ho fatto, la mia attitudine è esplosa in una manciata di minuti e insegnanti e compagni l’hanno sempre riconosciuta.
Roberta Isceri: una stella del cinema. Ecco chi sarei voluta diventare. Ho sublimato questo sogno laureandomi al DAMS con una tesi sulla rappresentazione della disabilità nel cinema americano contemporaneo. Ora, non vorrei fare psicanalisi con me stessa, ma qualche risposta comincio a darmela.

Stati Uniti: le mie esperienze
Non sono diventata una star (mai dire mai, però) ma la scrittura, la lettura, la visione analitica di film e serie tv mi aiutano a entrare nei mondi paralleli in cui ho sempre voluto viaggiare. Oggi mi occupo di comunicazione, per cui non posso dire di aver imboccato tutt’altra strada. Sono andata avanti per approssimazioni successive ma io credo, come Steve Jobs disse una volta, che prima o poi tutti i puntini si uniranno.
Per quanto riguarda il mio amore viscerale per gli Stati Uniti, al momento l’ho alimentato solo due volte. Nel lontano 1997 e nel 2011. Il ’97 fu l’anno dello scambio culturale indetto dal liceo: passai tre settimane a zonzo tra New York, Boston, Washington, Philadelphia e Baltimora. Otto anni fa, invece, ho vissuto un mese e mezzo a Berkeley, a pochi chilometri da San Francisco, per preparare la mia famosa tesi (vedi sopra).
Stop.
Uno stato dell’immaginazione
Esatto: stop. Gli Stati Uniti sono, prima di tutto, uno stato dell’immaginazione. Una grande Hollywood: fabbrica dei sogni, altrove, meta di fughe immaginarie. Ecco perché non sono andata troppe volte sul suolo americano. Non volevo guastarmi le fantasie.
Eppure, quante volte ho sognato la Grande Mela sotto Natale… Quante la mia amata San Francisco. Non nomino nemmeno Los Angeles, patria del cinema, mio grande amore. Anelo anche a conoscere la provincia americana e, se proprio devo mettere per iscritto il modo esatto in cui mi vedo, allora immaginatevi una Thelma senza Louise, mentre guida per le strade tortuose e soleggiate, cantando e abbandonandosi all’eleutheromania, l’intenso e irresistibile desiderio di libertà degli antichi Greci.
Gli Stati della libertà
Sì, perché per me America fa rima con libertà. E poco importa se sia solo un’idea preconcetta, dovuta alle tante pellicole che mentono spudoratamente sull’impeccabilità della nazione in oggetto. Gli Stati Uniti sono “roba mia” e, finché rimangono tali, li reputo intoccabili.
Sto meditando un ritorno, nonostante la mia atavica paura. Aspetto questo momento da tanto, troppo tempo. Mi piacerebbe andare a NY per il mio compleanno (maggio) o anche a fine ottobre-inizio novembre. E poi vorrei percorrere la Route 66 fuori stagione e fare un viaggio on the road a partire da Washington lungo la Chesapeake Bay.
Non disdegnerei nemmeno gli Hamptons né le acque di San Diego. Da quando mi sono appassionata a “Quantico”, serie tv ora su TimVision, ho anche voglia di scoprire l’omonima città della Virginia, tutta sole e poliziotti. E poi già sento le note jazz a New Orleans e assaporo la libertà laddove l’ho sempre immaginata. Fuori dal tempo e dalle solite rotte, dai luoghi di Instagram e dai rapporti troppo stretti con i miei connazionali. Perché gli Stati Uniti sono da un’altra parte. Grazie a “quell’altra parte”, voglio dimenticarmi, per un attimo, chi sono e da dove vengo.
E lo so che l’ho già detto troppe volte, in vari paragrafi.
Viaggio negli Stati Uniti: formalità
Vi dirò che mi affascina pure sbrigare le formalità per entrare negli USA . Si tratta di una pratica che già conosco ma vi spiego in due parole come funziona, nel caso in cui decideste di andare nel mio luogo del cuore per la prima volta: l’autorizzazione ESTA o un visto sono obbligatori per toccare il suolo americano. Insomma, senza quelli non potete partire… I controlli in aeroporto sono rigidi e richiedono spesso molto tempo. Per cui, non fatevi trovare impreparati.
Se non volete rimanere oltre 90 giorni, andando sul Sito ufficiale del Department of Homeland Security, potete richiedere l’ESTA in maniera veloce, compilando un form con i propri dati anagrafici e rispondendo a una serie di domande che potrebbero apparirvi comiche. Soffrite di disturbi mentali? Avete mai commesso frodi? Ma tant’è: adeguatevi e rispondete come se non ci fosse un domani. State pur sempre andando nel paese dell’FBI.
Questa è la parte meno romantica ma richiede così poco tempo che potremo presto tornare ai nostri sogni a occhi aperti…
4 risposte
Anche per me gli States sono una destinazione affascinante. A me sarebbe piaciuto essere Magnum PI, l’investigatore della Ferrari, delle Hawaii e di Zeus e Apollo. In parte sono riuscito a realizzare il mio sogno. Non ho guidato una Ferrari, ma una rossa Mustang l’ho provata sulle isole della felicità. Hai fatto delle belle esperienze negli USA. Preparare una tesi all’estero deve essere stata un’esperienza incredibile
Puoi dirlo Fausto… Beh, un amante degli on the road come te non potrebbe non amare gli USA. E direi che la Mustang è la realizzazione di un gran bel sogno
Anche per me gli Stati Uniti sono uno stato della mente, un luogo in cui rifugiarmi sempre, amo gli spazi immensi che regala e la piccola provincia. Capisco alla perfezione questo tuo amore!
Un amore da assecondare sempre…