Napoli è il Vesuvio in lontananza. Dove c’è un vulcano non può che esserci calore. Ecco perché è passione.
Il capoluogo campano è dialogo. Mi viene in mente Luciano De Crescenzo, con il suo “Oi dialogoi”. Parlare è cosa rara, ormai. Raro interessarsi all’altro, disquisire sulle cose e sul mondo senza fretta.
La città partenopea è ironia. Parli con qualcuno e, dopo un paio di cose serie (persino tristi), esce la battuta dialettale (mai scontata).
A Napoli possiamo tuffarci nella cultura. L’arte è ovunque, in questa città: è in mezzo alla strada, tra i suoi murales. Rimbalza da un’associazione all’altra e risente degli echi di un passato ricchissimo.
Sì, ho deciso di raccontarvi la città partenopea seguendo questi fili conduttori. Perché al caos napoletano si può solo dare risposta così: adeguandosi alle sue direttrici.
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Piazza del Plebiscito
Napoli è calore
Quando Cristina, blogger di Viaggiapiccoli, mi ha invitata a Napoli, ho subito pensato a un fine settimana all’insegna del calore. Umano, non meteorologico, anche perché tutto ho trovato tranne che un clima mediterraneo.
Il calore napoletano in pochi passi
Arrivo in città che è già ora di pranzo. Cristina e gli altri mi aspettano da Signora Bettola, osteria che si impone alla mia attenzione per i panni appesi sopra ai tavoli e la prelibatezza di ogni singola portata, dalla pizza fritta alla pasta patate e provola.
Ma perché Napoli è calore? Bastano forse le tovaglie a quadretti bianchi e rossi di un ristorante a spiegarlo? O forse è sufficiente parlarvi della simpatia di chi fa ristorazione e, allo stesso tempo, relazioni pubbliche? Ché i napoletani sono PR e storyteller per eccellenza, senza aver fatto alcun corso.
Ecco allora che il calore di questa città va tratteggiato, non raccontato in maniera didascalica. Va vissuto, cercato come la radice di una pianta piena di frutti. In pochi altri luoghi si può entrare così a contatto con quell’italianità che, ormai, si può vedere solo nei film del Neorealismo e che gli stranieri tanto sognano prima di approdare nel Bel Paese.
Dove “scaldarsi” in città
Nel pomeriggio, io e i miei compagni di viaggio ci abbandoniamo a questo calore e tocchiamo luoghi della città che rapiscono la nostra attenzione: il Maschio Angioino, Piazza del Plebiscito, il lungomare (uno dei più belli del mondo).
E Castel dell’Ovo… Che magica visione! Non un semplice castello ma una sorta di borgo arroccato sul golfo di Napoli, che si apre a più riprese in scorci che, man mano, si allargano sempre di più.
Una volta in cima, mi ammutolisco di fronte al golfo, illuminato dal crepuscolo e dalle prime luci della sera. Sotto di me volteggiano i gabbiani, il cui verso è un’irresistibile richiamo alla libertà.
L’atmosfera di questo momento mi scalda il cuore, nonostante il fresco della sera. Sono in compagnia e sola con me stessa, mentre faccio vagare lo sguardo all’interno di un angolo che, più che di 180 gradi, pare infinito.
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Golfo di Napoli -
Lungomare -
Signora Bettola
Il dialogo partenopeo
Napoli è dialogo. Il bello dei viaggi è l’incontro con persone e culture altre, ma in pochi posti, come a Napoli, ci si può sedere e disquisire per ore di fronte a più bicchieri di limoncello. Il melodioso intercalare napoletano rende ogni discorso filosofico un canto ironico a amaro alla vita.
Se decidete di andare a Napoli, dunque, vi invito a parlare e ad ascoltare ciò che hanno da dire gli abitanti sulla loro amata-odiata città e, se siete fortunati, sulla vita. Del resto, non si può parlare di Napoli senza toccare tasti vitali per ciascuno di noi.
E così eccomi a chiacchierare con Gianluca, uno dei titolari di casa Tolentino, il b&b che mi accoglie per due notti. B&b e convento seicentesco, in realtà. Posto sulla collina di San Martino, è un angolo di silenzio all’interno di una città perennemente vitale e chiassosa. Un luogo pieno di piante e limoni, vento e mare.
Gianluca mi parla della napuletana, altrimenti detta cuccuma, la macchinetta con cui preparare quella meraviglia che è il caffè napoletano. E ci vuole pazienza, sapete? Sì, perché occorrono venti minuti perché il rito giunga a conclusione. Nel frattempo si parla.
Oi dialogoi ai Quartieri Spagnoli
Così come si discorre con Peppe, socio di Gianluca e degli altri ragazzi di Casa Tolentino, che ci accompagna nei Quartieri Spagnoli, il cuore della città.
San Ferdinando, Avvocata e Montecalvario sono i tre celebri quartieri di questa zona popolare, fondata nel 1536 da Don Pedro de Toledo, viceré spagnolo venuto a governare la città.
Osservo i basci, ossia i “bassi”, le abitazioni a pianterreno un tempo occupate dalle prostitute che tenevano a bada i bollenti spiriti dei militari spagnoli. Pare che le vie a luci rosse sparse per il Nord Europa si siano ispirate proprio ai basci napoletani.
Non solo prostitute ma anche femminielli, oggi volgarmente chiamati transessuali. Un termine freddo che non ha nulla della poesia di una parola che per anni ha esaltato la femminilità di queste persone, a cui un murale famoso, la Tarantina, ha reso omaggio fino a ieri, quando qualche scellerato ha deciso di sfregiarlo.
A proposito di murales, impossibile non citare Maradona e La Pudicizia di via Emanuele De Deo. Una via che sprigiona afflati creativi: qui si trovano anche i murales di Totò e Sophia Loren e quadri appesi da abitanti e passanti. Questa zona funge da esempio perfetto di arte collaborativa, visto che le prime due opere in questione sono state rese possibili da una colletta e dall’ospitalità degli abitanti nei confronti degli artisti che si sono cimentati su questi muri.
Collaborazione e dialogo, dunque: quello tra l’artista e la città, magari di fronte a una sfogliatella alla ricotta.
Cos’altro vedere ai Quartieri Spagnoli
Due consigli, uno sacro e uno profano:
- La chiesa di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, in vico Tre Re a Toledo, è meta di pellegrinaggio per le coppie che vogliono concepire un figlio o che l’hanno concepito grazie alla sedia della fertilità. Esatto: le credenti possono sedersi su questa sedia, con la benedizione di una suora che fa da intermediaria tra la possibile madre e la santa. Anche questo è dialogo, no?
- Il caffè caldo freddo di Mastracchio Salvatore, in vico Tofa, 4. Dialogate con questo mix tra caffè caldo e crema fredda alla vaniglia del Madagascar. Lo sogno ancora.
I Quartieri Spagnoli sono anche Angelo e Tina, fruttivendoli che tengono lezioni di cucina nel loro minuscolo e colorato negozio di Vico Lungo del Gelso, 93.
Tina ci accoglie dicendoci subito che suo marito è l’uomo più bello del mondo. Lo fa con quel sorriso aperto che solo a Napoli. Poi passa a raccontare degli incontri “commoventemente” multietnici tra ragazzi e ragazze provenienti da ogni dove, che in comune hanno la voglia di imparare a cucinare sotto la guida di questa romantica coppia.
Capite? Napoli è inventiva, apertura. È un porto di mare.
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Caffè caldo freddo -
La Pudicizia -
Casa Tolentino -
Tina & Angelo Scognamiglio
L’ironia
Imparo a fare il caffè napoletano. Succede da Spira Mirabilis, b&b nel rione di Santa Lucia.
I ragazzi del b&b e di Casa Tolentino ci mettono alla prova: ogni due persone c’è una cuccuma. Dopo aver osservato attentamente la meticolosa preparazione, ci rimbocchiamo le maniche: è con orgoglio che vi dichiaro la mia vittoria. Cosa vinciamo io e la metà del blog? Una macchinetta del caffè e del caffè napoletano: gioia alle stelle!
Nulla, a Napoli, è serioso. Non c’è insegnamento, manifestazione, giornata che non siano venate da quella comicità che tutti abbiamo appreso attraverso film e sketch di eterno valore.
Esplosioni di cultura
Napoli è cultura. Te ne accorgi camminando nel rione Sanità, dove i murales sono veri e propri quadri a cielo aperto. Ma anche parlando con le persone, raramente noiose e prive di argomenti. Infine nella Galleria Borbonica, dove cultura e arte vivono sottoterra.
La Galleria Borbonica è prima di tutto un rifugio, per me: mi ripara dal Grecale che, in questi giorni, non lascia in pace la città partenopea.
A guidarci in questa visita particolare è Gianluca Minin, speleologo che si è preso la briga di eliminare detriti e terra che si erano accumulati tra queste preziose pareti di tufo, ricche di inestimabili tesori. Tesori che si estendono per ben 5000 metri quadri.
500 gli anni di storia racchiusi in questo spazio immenso, popolato da statue fasciste, macchine della II Guerra Mondiale, piastrelle dell’800, gabinetti, reti e scritte, quelle fatte da chi si rifugiava dalla guerra, felice di essere ancora vivo.
Oggi la Galleria Borbonica, oltre a essere un museo di vita vissuta (un museo vivo, palpitante), ospita concerti al buio, feste e proiezioni cinematografiche.
Un luogo che ha catturato l’attenzione di Alberto Angela e che potete visitare seguendo 4 percorsi: Standard, Speleo Light, Avventura e via delle Memorie.
Lasciatevi trasportare dalle parole di Gianluca Minin e ripercorrete insieme a lui le storie sotterranee di Napoli.
Per respirare di nuovo l’aria della superficie, dirigetevi al Vomero e, per tornare nel centro storico, percorrete la Pedamentina: il panorama è a dir poco spettacolare.
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Automobili -
Vista dal Vomero
Napoli è… calore, dialogo, ironia, cultura
Indovinate dove calore, dialogo, ironia e cultura confluiscono al meglio? Avete capito: nella cucina. In effetti, è giunto il momento di darvi qualche indirizzo, sperimentato personalmente.
Dove mangiare a Napoli
- Signora Bettola, Vico Satriano, 3B: sembra più un vicolo che un ristorante. Da assaggiare assolutamente: la pizza fritta e la pasta patate e provola.
- Solopizza, Via Medina, 55/57. Per gli amanti della vera pizza napoletana. Da provare: la Montanara.
- Pasticceria Madonna, Cupa Carbone, 44/46. Non ho mai amato la pastiera. Fino a quando non ho assaggiato la loro.
- Pizzeria Errico Porzio, Via Cornelia dei Gracchi, 27. Pizza a portafoglio per tutti i gusti! La mia preferita? Quella con i pomodorini gialli.
- E il caffè? Da provare il caldo freddo di Mastracchio.
Non dimenticate di fare incetta di mozzarella DOP né di assaggiare i vini di Sorrentino.
Dove dormire a Napoli
Io ho dormito a Casa Tolentino, che consiglio a chi ha sognato, almeno una volta, di ritirarsi in un convento per qualche giorno: silenzio, un giardino rigoglioso e dei ragazzi pronti ad accompagnarvi in giro per Napoli e a raccontarvi il loro progetto di riqualificazione di una struttura storica e di un quartiere che necessita di un altro genere di racconti: i Quartieri Spagnoli.
Se, invece, avete bisogno di un paio di notti immersi nel lusso, non esitate: Palazzo Caracciolo è il luogo giusto. Un palazzo storico, un cortile che sembra il giardino delle meraviglie e delle stanze indimenticabili.