Pensieri di una vagabonda: è questo il titolo che voglio dare al mio primo post dell’anno. Perché il compleanno cos’altro è se non un personalissimo Capodanno? E io chi sono se non una viaggiatrice in cerca di una meta?
Un modo per riordinare le idee è guardare ai 12 mesi appena trascorsi con i viaggi a fare da filo conduttore. I pensieri di una vagabonda nascono quindi a maggio 2018.
Pensieri di una vagabonda
I pensieri di una vagabonda sono pensieri vagabondi. Il 31 maggio lo sono ancor di più. Mi perdo in bilanci dal giorno della mia nascita, probabilmente. A ogni compleanno. Poche cose sono più autolesioniste di questa.
Se c’è una cosa che ho imparato è che fare bilanci è naturale ma anche molto doloroso e spesso inutile. Qui e ora – dicevano “gli antichi”. Sto cercando di fare mia quest’espressione, come un’apprendista della vita. Perché pensare che a 25 anni avrei dovuto seguire quel consiglio? Perché ricordare continuamente le scelte dolorose, premature o – al contrario – fuori tempo massimo che ho fatto?
Non c’è vita che sia priva di errori. Una dei più grossi, però, sta nel rimuginare su ciò che non va. Ecco perché voglio celebrare la mia nascita, le mie qualità, le tappe raggiunte attraverso un simbolo importante: i viaggi.
Pensieri vagabondi in Cornovaglia

Un anno fa mi sono svegliata a Bolventor, in Cornovaglia: è lì che ho trascorso il mio compleanno. La prima foto che ho scattato di me 40enne mi ritrae seduta di fronte a una tizia di plastica. Ero al Jamaica Inn, splendido albergo immerso nella brughiera, intorno al quale girano storie di fantasmi e omicidi. Fu Daphne du Maurier a scrivere un romanzo intitolato proprio Jamaica Inn su quella che, un tempo, era una locanda dove – narra la leggenda – transitavano anche pirati.
Un compleanno all’insegna del terrore? Direi del mistero, più che altro. Un compleanno letterario, come piace a me. Al ritorno dal mio viaggio in Cornovaglia, infatti, ho comprato il primo romanzo della du Maurier: “La casa sull’estuario”. Finito “Patria”, di Fernando Aramburu, passerò al racconto della scrittrice inglese.
Pensieri di una vagabonda… Che altro sono se non digressioni, se non memorie che si perdono nel verde della brughiera e nel blu di uno spaventoso oceano osservato con rispetto reverenziale dall’alto di una scogliera?
Il cielo terso di Boscastle, il fascino di Tintagel, il tramonto a tinte forti di Newquay. La bassa marea di Saint Ives. Ecco come riassumo la Cornovaglia. Insomma, ho inaugurato i miei 40 anni in luoghi che desideravo vedere da tempo, grazie anche alle parole di una delle mie scrittrici preferite: Virginia Woolf.
I pensieri di una vagabonda in Provenza
Il mio secondo viaggio da quarantenne è stato in Provenza. La Provenza delle cartoline, esatto: i pensieri di una vagabonda si adattano perfettamente al colore e al profumo della lavanda, che li calma.
La Provenza è stata il sole caldo di luglio, tramonti dietro a dolci colline, il trionfo del mio colore preferito: il viola.

Pensieri sparsi tra Costa Smeralda e Balcani
Sono stata in Costa Smeralda per una brevissima trasferta di lavoro. Lì mi sono dovuta confrontare con il mio perfezionismo. Una qualità-difetto che mi ha persino fatto venire qualche linea di febbre. E c’è una cosa – banalissima – che ho capito: che bisogna allentare le nostre pretese da super-donne/uomini.
Il vizietto del perfezionismo mi è un po’ rimasto ma io conosco questa profonda verità. Ho imparato che il non essere perfetti non è un peccato mortale e che a cambiare la nostra e l’altrui percezione è tutta una questione di self confidence.
Pensieri di una vagabonda sull’arte del distacco: i Balcani
Un anno fa, a Balagaj – In Bosnia ed Erzegovina – ho perso un paio di occhiali. Occhiali a cui ero affezionatissima. Non ho idea di come sia potuto succedere, soprattutto considerando che il giorno prima temevo di averli persi e, una volta ritrovati, avevo fatto i salti di gioia.
Cosa mi ha voluto insegnare il destino? Beh, io la interpreto così: l’eccessivo timore di perdere qualcosa, paradossalmente, accelera l’evento o, comunque, peggiora il rapporto con quella cosa/persona. Inoltre ho capito che non dobbiamo identificarci con un’immagine di noi stessi, in quanto mutevoli come la natura che ci circonda. Infine: le cose sono SOLO cose.
Nel frattempo, ho visitato moschee, mi sono innamorata di alcune città (Spalato e Mostar), ho recuperato un po’ di spiritualità e anche il rapporto con il mio corpo, a furia di natura, divertimento e luce.

Isolare se stessi a Ventotene
Passato qualche mese dal mio on the road sui Balcani – e dopo qualche gita fuori porta, soprattutto nei borghi laziali – ho deciso di trascorrere la Pasqua a Ventotene. Mai scelta è stata più azzeccata.
Il mare in tempesta, la luce intermittente del faro, i profumi della macchia mediterranea, i colori delle case… Tutto questo mi ha riportata a me stessa, alla mia capacità di stare da sola. Non sola fisicamente ma sola con i miei pensieri e le mie emozioni. Sola con tutto ciò che sono io, inclusa la parte selvaggia accantonata da tempo. A questo servono i fari, no?

Non fermarsi alle apparenze a Imperia
Imperia è un posto di passaggio, messo in ombra da città vicine e ben più famose come San Remo e Nizza. Grazie a un blog tour ho avuto modo di scoprire questa bella città e ad andare oltre le apparenze. I pensieri di una vagabonda sono anche questi: mai fermarsi alle dicerie ma approfondire.
Ho avuto modo di fare amicizia con una città conosciuta poco, di apprezzarne angoli preziosi, scorci suggestivi e ospitalità. Imperia, insomma, mi ha ricordato che i luoghi – come le persone – sono altro.

La verità è che i pensieri di una vagabonda non si fermano qua e mai si fermeranno. L’altra verità è che i viaggiinsegnano un sacco di lezioni, se solo si sanno aprire occhi e orecchie per ascoltare cos’hanno da dire.
E voi che lezione avete appreso in viaggio?
10 risposte
Se si ha voglia di imparare come si scrive un post non resta che seguirti, Bello, fluido, senza fronzoli, diretto. Bravissima Roberta. Un luogo che mi ha cambiato radicalmente la vita, nel profondo è stato i nostri 50 giorni a Mumbay(o Bombey) che dir si voglia, circa 30 anni fa ci siamo ritrovati in questa Megalopoli ignari di cosa trovavamo e cosa ci aspettava.Insomma.senza saper ne leggere e ne scrivere, abbiamo affrontato questo (viaggio).Mi fermo qui lasciando alla tua immaginazione cosa sia stato. Un abbraccio cara Roberta
Che esperienza dev’essere stata! Mi piacerebbe farla. Chissà se un giorno…
L’intensità di chi comunica è tanto più potente quanto lo sono i suoi sogni: i nostri auguri sono di realizzarne sempre di più, viaggiando e raccontando le tue emozioni!
Perché lo sai fare proprio bene, Roberta! ????
Un abbraccio grande e augurissimi! ????
Ale&Kiki
Grazie ragazzi. Ero quasi pentita di questo post… ????
Ti auguro che un giorno tu possa giungere a quelle latitudini per assaporare cosa significa un viaggia in India e non certamente arrivarci come ci sino arrivato io, e soprattutto il perché. Infinitamente grazie per il dialogo che mi congedi
Grazie a te Alfonso. Penso che dovresti raccontare qualcosa dei tuoi viaggi…
Hai scelto le destinazioni giuste per i tuoi stati d’animo, il viaggio è terapeutico, la conoscenza dell’altro aiuta quella di se stessi. Il faro di Ventotene deve essere il posto giusto per pensare…
Grazie Antonella, hai colto in pieno!
Anche io mi sono davvero innamorata di Mostar, proprio la scorsa estate. La Bosnia è davvero meravigliosa.
Mostar è speciale <3