Creta: 2600 cose da fare e da vedere a est. Più una

Oggi vi porto a Creta Est, la parte dell’isola che forse mi è piaciuta meno. Ma è impossibile “buttare via tutto” di un luogo, per cui cominciamo dall’inizio. Il mio diario di bordo continua.

Creta Est

Oggi lascio Matala per andare a Sitia, a Creta Est. Tra i bagagli, uno più pesante degli altri: la malinconia. Un sentimento che si dissolve non appena mi rendo conto di aver completamente sbagliato strada e di trovarmi a Heraklion, a nord. Ma io sono una testona e insisto con un contrariato Francesco – l’altra metà del blog – a tornare indietro e percorrere la strada programmata all’inizio, quella in direzione di Ierapetra (in effetti mi sono fissata: ormai ho letto tutto sulla città e i suoi dintorni).

Viaggio verso Creta Est: Ano Viannos

Per pranzo mi fermo ad Ano Viannos, paese montano dominato da un immenso e millenario platano, all’ombra del quale mangio i famosi dakos – una variante cretese delle nostre friselle. Il luogo è così autentico che quasi mi dispiace parlartene…

Ovviamente scherzo (?).

Un cagnolino bianco – Bobo – si accuccia ai miei piedi, senza insistere troppo per un pezzo di pane. L’atmosfera è quieta, da luogo d’altri tempi. Gli osti non parlano nemmeno l’inglese – che meraviglia!.

Dopo pranzo passeggio per i vicoli biancazzurri in salita. Vorrei arrivare in cima ma Francesco, questa volta, frena il mio zelo e così vedo un’anziana che guarda la tv nella sua casa composta da una sola stanza e un’altra, nerovestita, che mi saluta e presumibilmente mi rivolge un augurio sorridendo. Se non fosse per loro due, il paese mi sembrerebbe completamente disabitato.

Lungo la strada, mi fermo in un bar a dir poco panoramico: la Taverna Seli è praticamente a picco sul mondo. Bevo un caffè – l’unica abitudine italiana che mi porto dietro quando viaggio – vicino a una vetrata pericolosamente in bilico sui colli sottostanti.

Poco più in là incontro quello che sembra un sacrario militare. Un signore mi accompagna dentro alla chiesetta illuminata da ben 400 e passa candele, in ricordo dei caduti del luogo per mano tedesca durante uno degli innumerevoli bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Incredibile come ogni chiesa, anche la più moderna e umile, emani sacralità da ogni poro del suo intonaco.

Ierapetra e Sitia: finalmente a Creta Est

Ed eccomi a Ierapetra, un po’ Nordafrica e un po’ non si sa. Qui mi sembra subito di intravedere un tipo diverso di società e di turismo rispetto alla Creta da cui provengo. Respiro distacco ma vale sicuramente la pena visitare il bel minareto tra le palme al vento, la fortezza veneziana e, in teoria – in pratica me ne sono dimenticata – la casa in cui si fermò Napoleone per una notte.

Sitia mi colpisce subito per il suo anonimato. Paradossale, vero? L’appartamento (Simon’s Studio) è molto carino, moderno ma, in qualche modo, gli manca l’anima. Vado in spiaggia prima che il sole tramonti ma mi ritrovo su quella che in effetti è una stretta lingua di terra sotto la strada e di certo l’acqua non è quella di Elafonissi.
Di sera passeggio per il (brutto? Strano? Inquietante?) centro e per il lungomare che ricorda vagamente l’Europa dell’est. Mangio un’insulsa crepe in uno dei tanti locali gremiti di gente. L’odore è quello dei fast food e dei gas di scarico.

Creta Est: Kato Zakros e Xerocambos

Benché non sia dell’umore, decido di andare a Kato Zakros. Attraverso curve pericolosissime e prive di guardrail e, mentre osservo il panorama che si “africanisce” sempre più, provo un’emozione molto simile all’attacco di panico.
Kato Zakros ha un’incantevole spiaggetta, trattorie invitanti e un importante sito minoico che però, per il sopracitato umore, non mi sento di visitare.

Proseguo per Xerocambos ma, prima di tuffarmi, mi fermo a mangiare frittelle di verdure e moussaka non turistico alla Taverna Kostas, il cui proprietario ha un’incomprensibile aria sorniona.

La spiaggia è quasi vuota e accecante: non esiste ombra, se non ai piedi delle poche e magre tamerici, del resto già prese di mira dai pochi avventori. Insieme alle tante calette che si trovano lungo la strada, è l’ideale per chi voglia trascorrere un pomeriggio solitario in un paesaggio quasi extraterrestre.

Il vento è così forte che la sabbia mi schiaffeggia.

Sopraggiunto il crepuscolo, devo imboccare la via del ritorno, anche se con rammarico: in questo luogo surreale, immagino un cielo notturno nitidissimo, credo uno dei migliori di Creta per osservare le stelle. Tutto ciò che posso osservare io, invece, sono le capre che si arrampicano alla stregua di stambecchi sugli altissimi costoni rocciosi, mentre il buio avanza pericolosamente (devo rifare al contrario le assurde e divertenti curve del mattino). Il vento e le montagne sono un tutt’uno e conferiscono un’energia potente a questa specie di deserto che è Creta Est.

Creta Est: verso il palmeto di Vai

Ultimo giorno nell’est isolano. Faccio un giro a Sitia, cercando di farmela piacere. Vedo la casa con la famosa iscrizione che attesta la presenza francese in città negli anni passati. Sitia è brutta – è la mia sentenza – ma, come tanti brutti, ha un fascino perverso, fatto di bungaville e cemento.

Vado ad Hamézi, unica residenza minoica ovale che si sia conservata. Decine – centinaia! – di ulivi e una vista a 360 gradi sul golfo.

Lungo la strada vedo le indicazioni per il Monastero di Faneronemi, che sopraggiunge dopo una lunga serie di curve a gomito sul mare. Il villaggio in cui si trova è quasi disabitato ma in mezzo spicca questa bella chiesetta ricca di preziose icone ortodosse.

Mangio dei buoni involtini di riso da Dionisus, che si trova in direzione di Vai, sempre più lontana visti i miei continui cambi di percorso. E infatti – naturalmente! – faccio tappa anche al Monastero di Toplou, che spicca isolato in un contesto che potrebbe benissimo essere marocchino. Le icone che si trovano al suo interno sono di immenso valore. Se non avessi stoppato l’ormai arraccante Fiat Punto a Toplou, mi sarei persa un luogo sacro e profumato di incenso, di fronte al quale si trovano anche un vecchio mulino a vento e un cimitero con sepolti tre Pope.

Ed eccomi finalmente al famoso palmento di Vai! Qui sono davvero in un altro continente, illuminato da una luce pura e calda. La spiaggia è bella ma turistica, l’acqua pulita e verde. Mi godo il tramonto dal belvedere e trascorro la fine della giornata immersa in questa piacevole atmosfera esotica.

Il posto che però mi strega è un altro: Itanos. Ci arrivo poco prima del buio e trovo ad aspettarmi due spiaggette circondate da resti archeologici di epoca minoica e paleocristiana. Sembra di toccare un’estremità oltre la quale non c’è nulla.Una barca solitaria oscilla, un gruppetto di camperisti italiani cena rispettando il silenzio del luogo. Ruderi e vento. Calma. Passeggio da sola in cima al colle, davanti al quale, tra le dune, si trovano case dall’aspetto inequivocabilmente africano, basse e color sabbia. Vorrei nuotare nuda.

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5 risposte

  1. Ma quel sacrario militare è stupendo! Moderno e intenso allo stesso tempo, bellissimo!
    Mhhh…Roby, visto il tuo umore della giornata successiva, non è che la vecchina ti abbia augurato qualcos’altro? 😀 😀
    Comunque è incredibile che in una sola isola si trovino paesaggi che cambiano completamente! E a prescindere se tu li abbia trovati anonimi, brutti, sorprendenti ecc, dalle foto sembrano tutti così autentici e, soprattutto, privi di turisti! Ti credo che proprio non “ci riesci” ahahahh!
    A presto!

  2. La cosa che più attira è il fatto che non ci siano persone in giro. Cerco sempre di alzarmi all’alba per godermi i luoghi in silenzio. Il lato est di Creta sembra non essere stato preso d’assalto dal turismo. Tra l’altro, hai mangiato benissimo ;D

    1. Il lato est non è pienissimo ma è anche vero che io ci sono stata i primi di luglio. Sì, ho mangiato da Dio e sono tornata in Italia a pancia gonfia 😀 Ora devo capire quale sarà il mio prossimo viaggio…

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