Due irresistibili borghi della Tuscia: Vitorchiano e Celleno

Vitorchiano vista da lontano

Tuscia: un nome, una garanzia.

Qualche giorno fa, parlando con mio papà, è uscito l’argomento borghi: cosa erano i borghi fino al recente passato? Nulla più che manipoli di case popolate da quattro anime. Chi avrebbe mai detto che, un giorno, sarebbero divenuti tra le mete più ambite?

La stessa cosa vale per la Tuscia, magica porzione del Lazio: conosciuta per essere stata la patria degli Etruschi, non ha però assurto a chissà quale ruolo. Pochi – me inclusa – sanno che invece custodisce paesi dalla bellezza fiabesca.

È così che mi ritrovo a camminare tra le vie di Vitorchiano, borgo della provincia di Viterbo, arroccato su enormi massi manco fosse un quadro di Escher.

Borghi della Tuscia

Vitorchiano: il bello della Tuscia

La giornata è incredibilmente bella: il cielo terso, i caldi raggi del sole e il peperino, la pietra scura locale, che mette in risalto qualunque colore gli si accosti.

La prima cosa che mi colpisce di questo borgo è la fontana a fuso di piazza Roma, antica e bellissima. A contrasto, è stata posta una vecchia Fiat 500 vestita di coperte patchwork. Perché Vitorchiano riserva delle sorprese ai visitatori, e questa macchina, ormai modernariato, lo preannuncia.

Tuscia: Fiat 500 patchwork in piazza Roma a Vitorchiano
Vorreste una macchina così?

Luci e ombre si rincorrono sui muri, creando dei contrasti fortissimi. Ero arrabbiata e triste, fino a qualche minuto fa.  Ma ora la vita ha ricominciato a scorrere in me, come se Vitorchiano avesse fatto un incantesimo.

Quasi, non sembrano esserci abitanti. Ci siamo solo io, l’altra metà del blog e due gatti. A un certo punto, un uomo esce di casa, mentre una famigliola rientra. Solo dopo l’ora del pranzo, sembra rianimarsi. A me, però, Vitorchiano andava benissimo vuota.

Pochi colori: il rosa di una parete, il giallo dei fiori sul davanzale, il verde scuro di qualche pianta che pare mimetizzarsi con il peperino. Una bottega, in cui troneggia un bel rosso caldo, si impone ai miei occhi affamati di panorami.

Ed è l’essenzialità che recupero. Qualche elemento illuminato dal sole, quasi a rincuorarmi.

Quanto sono belle le parole scolpite nella pietra: fanno parte di quest’essenzialità, concetto magico che rincorro da sempre. Poche lettere in stampatello, scolpite con semplicità apparente sugli edifici medievali del borgo.

Bottiglie di vetro appese che tintinnano, portoni monumentali, angoli di pura bellezza. E ancora: una casa ricoperta dall’edera, l’indescrivibile panorama che si affaccia al di là del borgo, come una luce in fondo al tunnel. Io che, con la mia maglietta floreale, mi sento in pendant con questa primavera esterna e interna…

I panni appesi e le peonie cinesi del Giardino Botanico Moutan completano questo quadro perfetto, fatto di cose semplici: un gelato all’aperto, una camminata lenta, la rappacificazione.

Il mio consiglio? Curatevi con i 5 sensi…

Celleno

Celleno si annuncia da lontano. Escher sembra essersi fatto un giro da queste parti e aver disegnato lui i borghi: una via che serpeggia conduce al centro disabitato dall’impatto surreale.

Posto in cima a uno sperone di tufo, è famoso per essere patria delle ciliegie, celebrate la seconda domenica di giugno con una festa che richiama diversi visitatori.

Come tutti i luoghi ricchi di fascino, Celleno non lascia indifferenti: nel 1973, il suo castello venne comprato da Enrico Castellani (nomina sunt omina), celebre pittore novecentesco che si trasferì qui fino alla sua morte, avvenuta pochi mesi fa.

Mi incammino per scoprire il piccolo nucleo di questo luogo apparentemente dimenticato…

Tuscia: Celleno Vecchia
Celleno Vecchia

Tra le rovine di questo borgo in rinascita mi aggiro sperando di essere anch’io in rinascita. Mi piazzo felice su un muretto affacciato sul verdegiallo del panorama. Bevo un caffè e chiacchiero con due abitanti, che mi raccontano il loro amore per Celleno.

Lei si è trasferita qui da Roma. Lui è felicemente pensionato (un tempo era in Aeronautica) e adesso colleziona moto d’epoca. Lei mi mostra, orgogliosa, il suo giardino, sui cui affacciano glicini in fiore profumatissimi. Lui parla della storia di questo borgo.

Anche qui i gatti hanno pari diritto di cittadinanza.

Tuscia: ragazza a Celleno Vecchio
Io, come a casa mia

Andare in giro per borghi è per me rigenerante. Ripeto quindi quello che ho scritto giorni fa su Instagram (e, anzi, mi cito):

Mi chiamo Roberta e la mia più grande passione sono i viaggi. Come dice? Sono in un borgo qualunque? Allora specifico: per me viaggiare significa spostarsi di casa e guardare il mondo con gli occhi di un bambino. Certo che mi piacciono i grattacieli e che non giro solo l’Italia! Ma è dal mio paese che parto. Cosa succede quando viaggio? Che abbandono la mia zona di comfort. E sì, ho un consiglio: provate ad abbandonarla ogni giorno, a piccoli passi. Vedrete che, in gran parte, il comfort era un’illusione…

 

Roberta Isceri

24 risposte

  1. Cara Roberta, mi mancavano i tuoi post!Perché è bello leggere e trovare l’anima di chi scrive nei post, e credimi, non sono molti a farlo! Scopriamo nuovi luoghi, mai banali, e conosciamo anche le tue mille sfaccettature.

  2. Ovunque leggessi questo articolo, capirei subito che è tuo. Il tuo stile è inconfondibile, così come il viaggio interpretato a tutto tondo. Non sempre serve andare al Polo per trovare sé stessi o riflettere, spesso basta uscire dai soliti schemi, fare una passeggiata tra vie deserte, scoprire un borgo delizioso come i due che hai appena raccontato.
    Li ho già inseriti nella lunghissima lista di quelli da visitare ?
    Un bacione

    1. Anche le tue risposte sono inconfondibili e, come sempre, ti ringrazio tanto. Quando vorrai farti un giro da quelle parti, fammi un fischio! Prima o poi dovrò vedere il tuo volto, accidenti

  3. Che bel post e che belle foto! Riguardo alla CInquecento posso dirti la verità? no, non la vorrei. Ma la fotograferei mille volte perché è davvero divertentissima. Grazie.

  4. Adoro visitare piccoli borghi, specie se lontani dai circuiti turistici. La tua scrittura è poesia; le tue parole sono calde, ricche di sentimento. Un meraviglioso omaggio ai Paesi della Tuscia.

  5. Sono sempre a caccia di itinerari nuovi, e i borghi della Tuscia sono un aspetto che voglio approfondire: praticamente conosco solo Orte, Civita di Bagnoregio e Bomarzo. Un po’ poco. Metto Vitorchiano e Celleno in elenco, grazie per averne parlato. Roby Pastello! Bellissima! ?

    1. Grazie Marina 😀 Non potevo ancora scrivere rosa, per cui ho detto pastello (c’è un po’ d’azzurro in mezzo). Devi andare anche a Vitorchiano e Celleno. E tanti ne mancano…

  6. Ciao Roberta!
    Dico sempre che mi piacerebbe trasferirmi in campagna e farei l’eccezione solo per un bel borgo per l’atmosfera suggestiva che si respira.

    ps la macchina è troppo carina!

  7. Ma che bei borghetti! Peccato che per me non siano molto in zona 🙁
    Sul mio blog ho scritto diversi post in collaborazione con altre blogger sui borghi d’Italia e questi ci starebbero davvero benissimo! Spero che un giorno vorrai partecipare alla mia rubrica e raccontarmi di queste chicche!

  8. Quando sono tornata in Italia per 2 settimane a Marzo e sono stata in Toscana ho visto in lontananza Vitorchiano e senza conoscerla ho pensato: quanto sarebbe bello potercisi fermare ed esplorarla un po’. Non ho avuto tempo purtroppo, ma l’ho subito riconosciuta dall’anteprima del post 😀 inconfondibile la sua bellezza!
    Al prossimo viaggio in Toscana non me la lascerò sfuggire!

  9. Anch’io come te amo tantissimo i borghi e mi piace immaginare come fossero pieni di vita fino a qualche decennio fa. Sono stata a Pitigliano, ma questi due borghi non li conoscevo. Bisogna rimediare!!

  10. Amo tantissimo i borghi italiani. Il tuo articolo mi è piaciuto molto, mi piacerebbe visitare questi borghi prima o poi. Le foto sono molto azzeccate 🙂

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