Ti sei mai dedicato alla tua città in completa solitudine, magari in un giorno di festa? Io sì: ho deciso di viaggiare nella mia Roma sotto il sole del Ferragosto, unicamente in compagnia di me stessa e – ti dirò di più – me la sto godendo alla grande. Voglio cominciare girando in bici sull’Appia Antica, uno dei miei luoghi del cuore – un giorno stilerò una lista completa.
In bici sull’Appia Antica: un modo divertente di conoscere la Roma del passato
Cinquanta gradi all’ombra e circa 8 km da percorrere (8 all’andata e 8 al ritorno) in bici sull’Appia Antica. Credo che non riuscirò del tutto a trasmetterti la bellezza di quest’esperienza. Considera che a Roma, in questo periodo, siamo solo io e qualche senzatetto, una manciata di turisti (senz’altro di più in centro) e qualche sparuto abitante. L’ideale per chi ha bisogno di far riposare l’anima. Il corpo un po’ meno, in effetti.
Noleggio la bici all’Info Point di Via Appia Antica (al n.60), mi porto dietro solo mezzo litro d’acqua e parto col mio abbigliamento a prova di genio: pantaloni lunghi e maglia nera.
Andare in bici sull’Appia Antica significa trovarsi tra pini a ombrello, l’odore di fichi e di resina e fronde che stormiscono sopra le rovine di una civiltà che fu e che continua a trasmetterci il suo mistero. Il bello della capitale è proprio questo: coniuga la sua solarità con i segreti più bui della sua lunghissima vita.
Appia Antica: i suoi tesori
Pedalando per l’Appia, ti volti ai lati scoprendo un altorilievo di qua e un rudere di là. Tutti, nessuno escluso, respirano un’atmosfera arcana che qui, su questa infinita via che porta fino a Brindisi, assume contorni surreali. Ti chiedi come sia possibile tanta bellezza e se possa esistere, al mondo, luogo più sorprendente.
Raggiungo il Mausoleo di Cecilia Metella, costruzione imponente sulla quale si è impiantato, nel tempo, il castello della famiglia Caetani. Di Cecilia Metella si sa ben poco: era moglie di Crasso e figlia di Quinto Cecilio Metello Cretico, primo conquistatore di Creta (l’isola greca è onnipresente nei miei racconti).
I piccioni sostano, di tanto in tanto, sui cornicioni, e tra uno spazio aperto e l’altro si vedono spesso gli arei che atterrano nella vicina Ciampino. Il luogo è antico, potente, splendido.
Pedalo, pedalo e mi sento libera. Ovunque scovo ruderi cui non so dare un nome ma me ne infischio. Per una volta posso fare a meno di sapere tutto in anticipo: non ho alcuna voglia di rovinarmi la sorpresa.
Ogni tanto il selciato diventa ostico: le pietre impediscono alla bicicletta di proseguire la sua corsa e allora mi metto ai lati, cercando di farmi spazio tra bici e pedoni. Devo dire che ci sono più persone di quanto non pensassi ma la strada è così lunga che trovarvi la folla sarebbe impossibile.
Spesso mi fermo, estasiata. E mi chiedo se riuscirei a godere allo stesso modo di questo luogo se fossi in compagnia. Mi viene persino in mente la famosa frase del film Into the Wild: “Felicità è vera solo se condivisa”. Balle. Felicità è vera se è vera, che si sia soli o con altri.
Proseguendo in bici sull’Appia Antica, qualche chilometro più in là si trova la Villa dei Quintili, due fratelli uccisi dall’imperatore Commodo, che fece sua l’ancora sontuosa dimora. Entro nel parco archeologico dedicato e mi trovo davanti colossi di pietra, marmi e mosaici adagiati su ettari di terreno. Lo sguardo si perde all’orizzonte e non può che inchinarsi di fronte alla Roma che fu. Le pietre mi sembrano monoliti portatori di messaggi segreti.
Giro in tondo nel ninfeo, affiancato dalla torre medievale. E penso che le epoche più infelici sono quelle caratterizzate dalla difesa: tanto i Romani pensavano a gozzovigliare e a succhiare il cosiddetto midollo della vita tanto uomini e donne del Medioevo vivevano continuamente sul chi va là.
Tornando indietro, mi fermo nelle Catacombe di San Callisto, proprietà del Vaticano. Purtroppo non posso fare fotografie. Dal sole accecante del Ferragosto romano passo ai 15 gradi di questi cunicoli claustrofobici che si snodano per una ventina di chilometri. Si tratta delle catacombe più grandi della prima cristianità.
Ammetto di soffrire un po’ tra queste tombe vuote, troppo spesso depredate. Ammiro invece i bambini che si fanno gli scherzi tra un loculo e l’altro, per nulla spaventati all’idea della morte.
Si tratta di un luogo prezioso, all’interno del quale si trovano affreschi di 1800 anni fa. Si tratta altresì di un modo infallibile per venire a contatto con la propria finitezza e chissà che il memento mori non funzioni su qualche anima addormentata.
Percorro un ultimo pezzo in bici sull’Appia Antica e arriva il tramonto: i pini creano ombre allungate sul selciato. Le pecore, invece, lo attraversano. Io inciampo un po’ tra le grosse pietre, ammirando i colori caldi del sole e osservando due stranieri bloccati di fronte allo spettacolo. Il marito dice alla moglie: “That’s Europe”.

4 risposte
That’s Rome! (Bello, bello, bello). Visto che non ti annoi? 😉
Ehm… Ho dovuto rimediare giocoforza. Ad ogni modo, so stare da sola 😉
Che bel tour! Trovo bella anche la possibilità di esplorare le meraviglie del passato da soli, senza la ressa dei turisti: hai scelto proprio la giornata ideale…a parte l’outfit 😀
E’ stato un toccasana pedalare sul lastricato/basolato vero? Credo che le chiappe avrebbero detto: “La felicità è vera solo se si è sul divano!” 😉
Non ho potuto vedere l”ipogeo di S.Callisto perchè chiuso per restauri (ti parlo di tanti anni fa) però se vuoi ampliare la conoscenza ti consiglio le catacombe di S.Sebastiano e di Priscilla, davvero molto suggestive! (sul blog trovi un piccolo post)
Ps: l’ultima foto è stupenda!
Un abbraccio!
Daniela
Cara Dany, quelle altre due catacombe mi mancano, accidenti! Rimedierò quanto prima, anche se un’esperienza mi è bastata (sono un po’ ipocondriaca) 😀