Praga: itinerario alla ricerca dell’anima perduta

Se dovessi riassumere Praga in tre parole, direi: mistero, cultura, serietà.

In questo post non vi suggerirò un itinerario meticoloso ma vi aiuterò a trovare l’anima di una città invasa dal turismo e dai negozi di souvenir. Un luogo la cui inafferrabilità ho trovato solo nei libri.

Ma forse è proprio questo il mistero di Praga: bisogna dotarsi di un bisturi immaginario e tagliare la superficie della capitale ceca per poterne cogliere le sfumature, nascoste da colori più forti e invasivi.

Praga

Prime impressioni sulla capitale della Repubblica Ceca

Il mio aereo atterra alle 15.30 ma arrivo in città che è già buio. Il buio arriva presto, a Praga.

Fa freddo ma meno di quanto temessi.

Appoggio le valigie in albergo, a due passi da Václavské náměstí, e comincio la mia esplorazione, senza prefiggermi una meta.

Václavské náměstí (Piazza Venceslao) è celebre per due motivi:

  • Per la presenza del meraviglioso Museo Nazionale di Praga
  • Per un avvenimento che l’ha resa luogo della memoria. Qui, infatti, lo studente Jan Palach si diede fuoco, in segno di protesta contro l’invasione dei carri armati sovietici. Era il 1969 e la Russia voleva porre fine alla Primavera di Praga. Pensate che ci sono ancora una fotografia e delle candele a onorare la memoria di Palach, uno dei tanti intellettuali che presero parte alla rivoluzione.

Camminando sul lungo viale che parte dalla piazza, io e l’altra metà del blog ci fermiamo in una delle tante bancarelle che preparano il trdlo, l’impronunciabile dolce ceco. Impossibile resistere: l’impasto dolce ruota su dei bastoni metallici emanando profumi che sanno di Natale. Lo si può mangiare semplice o ripieno di tutto quello che volete (io lo provo anche al cioccolato, sia bianco che nero).

Arrivata in Piazza della Città Vecchia, non so che pesci prendere: da un lato sono estasiata dalla sua indiscutibile bellezza (a dominarla, la chiesa di Santa Maria di Týn, il celeberrimo orologio astronomico e il monumento a Jan Hus); dall’altra mi trovo inerme in mezzo ai turisti che si accalcano ovunque, soprattutto sopra e intorno a un palco illuminato in cui tutti si scattano selfie.

Mi allontano dalla piazza solo dopo aver bevuto un succo di mela caldo e percorro l’indescrivibile ponte Carlo (Karlův most). Un ponte che, secondo me, va percorso proprio di sera, quando le innumerevoli sculture in pietra scura che lo decorano diventano ombre a cui viene naturale attribuire significati personali.

Il mio preferito è il gruppo scultoreo di San Giovanni de Matha, San Felice di Valois e il beato Ivan (si trova alla fine del ponte, verso il quartiere di Malá Strana). Queste statue parlano. Sembrano quasi uscite dalla mano di un bambino magico, che lascia cadere la sabbia bagnata dal pugno semichiuso. Questa è l’impressione indelebile che mi lasciano.

Il ponte Carlo sembra appartenere alla foschia, al freddo della sera e alla Moldava, che scorre placida sotto di lui.

A metà mi sporgo un po’ e adocchio Kampa, un’isola-quartiere pittoresca e non troppo frequentata. Forse è per questo motivo che è la parte che preferisco. Cammino tra le sue viuzze poco illuminate ed è qui che assaporo l’atmosfera che mi aspettavo di trovare prima del mio arrivo a Praga. Una lieve malinconia accarezza i passanti e il silenzio li avvolge, proteggendoli.

La mia serata termina da Krcma u Parasutistu, trattoria tipica di Nové Město (Città Nuova), in cui mangio zuppa della casa e goulash. Se amate particolarmente l’aglio, allora fermatevi qui.

Luoghi tipici e non

Il secondo giorno non voglio infilarmi nella ressa praghese, così mi dirigo verso il metronomo, un luogo simbolico della città.

Questo metronomo, a prima vista insulso, si trova nei Giardini di Letná (Letenské sady), grande parco panoramico raggiungibile a piedi previa percorrenza di una faticosa scalinata.

Il metronomo sostituì la statua di Stalin, simboleggiando così la nascita di una nuova era.

Continuerei a passeggiare per il parco, se non fosse che una specie di maniaco mi fa la posta (in questo momento sono da sola). Mi accodo così a delle turiste cinesi e scappo.

Vista su Praga dai Giardini di Letná
Vista su Praga dai Giardini di Letná

Tra il ponte Carlo e il ponte Manesuv mi trovo, all’improvviso circondata da cigni: è uno spettacolo bellissimo. Questi splendidi uccelli, di solito aggressivi, qui convivono pacificamente con i turisti, che però li ingozzano di cibo.

Ogni due esemplari c’è almeno un giapponese che fotografa ma non è questo ciò a cui faccio caso: il fascino di questo momento supera tutte le mie antipatie per gli assembramenti di persone. Cammino in mezzo all’eleganza dei regali animali e respiro questo momento tutto mio.

Cigni tra il ponte Carlo e il ponte Manesuv
Cigni

Il castello e altri rimedi

Praga coincide, per gran parte, con il suo castello. Si tratta del più grande del mondo, prima sede dei re di Boemia, poi del presidente della Repubblica.

Per arrivare al castello bisogna attraversare il ponte Carlo, raggiungere Malá Strana (letteralmente: piccolo quartiere) e percorrere via Nerudova o (come ho fatto io) uno dei tanti vicoli in salita: portano tutti alla meta.

Per visitare uno dei monumenti più famosi d’Europa, bisogna dedicargli almeno mezza giornata. Si può optare per la visita completa o per una “mezza visita”. Io scelgo la seconda (percorso B), che mi permette di entrare nella cattedrale di San Vito, nella basilica di San Giorgio e nel Palazzo Reale.

Pago CZK 250, circa 10 euro, e comincio dall’immensa, impressionante, straordinaria San Vito.

Castello di Praga: la cattedrale di San Vito

Praga: cattedrale di San Vito vista dall'esterno
La cattedrale di San Vito

A colpirmi, oltre alle guglie gotiche della cattedrale, sono:

  • la cappella di San Venceslao, le cui pareti sono ricoperte da pietre dure lucide. I colori di questa cappella sono caldi e la ricchezza delle sue decorazioni lascia il segno
  • la tomba di Adalberto di Praga: si trova all’ingresso della cattedrale e rimane impressa per via della posizione del vescovo, in punto di morte ma con la forza di benedire l’umanità
  • la riproduzione lignea della città: il pannello si trova nella navata sinistra e la tridimensionalità di case e monumenti è resa dalla loro posizione inclinata
  • le vetrate istoriate
  • il sarcofago in argento di San Giovanni Nepomuceno

Sto parlando solo di alcune delle bellezze all’interno di questa mastodontica chiesa. Lascio immaginare a voi il resto.

Il Vicolo d’Oro

Casette colorate nel Vicolo d'Oro di Praga
Vicolo d’oro

All’interno del castello (che, come avrete capito, è più che altro una cittadella) si trova il Vicolo d’Oro, famoso per aver ospitato i migliori alchimisti all’epoca dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo.

L’imperatore, infatti, oltre a un numero limitato di arcieri e famiglie, volle ospitare tra le mura della regale sede esperti che potessero trasformare i metalli in oro e, possibilmente, trovare l’elisir di lunga vita. Al numero 22, tra l’altro, visse Kafka durante la I Guerra Mondiale.

Oggi il Vicolo d’Oro è invaso dai turisti, attirati da quelle che sembrano case per i puffi, tanto sono piccole. Del resto, erano destinate a ben 24 famiglie e lo spazio a loro destinato era esiguo.

Oggi potete dare un’occhiata al loro interno, per vedere la ricostruzione di ambienti d’epoca.

P.S.: La mia casa preferita è quella del cineasta Josef Kazda. La sua storia è commovente. E io ho pur sempre una laurea in cinema 🙂

La basilica di San Giorgio

La basilica di San Giorgio è un’altra perla rara: romanica, ha però una struttura particolare. Cosa mi ha colpito di questa balisica?

  • il meraviglioso crocefisso ligneo
  • la rappresentazione spaventosa della vanità (uno scheletro femminile con la pancia piena di serpenti)
  • gli affreschi, ancora in parte visibili

Il Palazzo Reale

Sala di Vladislav nel palazzo reale di Praga
Sala di Vladislav

Mi basta sapere che i re boemi vissero qui fino al XVI secolo, per sentirmi rapita dalla bellezza di questa residenza.

Visito l’immensa e luminosissima sala Vladislav, dove avvenivano incoronazioni, feste di corte, ricevimenti. Percorro la Scalinata Equestre (eh sì, da qui passavano anche i cavalli) e attraverso, tra le altre, la Stanza del Consiglio Imperiale, dominata dal classico trono di velluto rosso.

Esco un po’ di fretta: a mezzogiorno c’è il cambio della guardia e io non me lo voglio perdere!

P.S.: un consiglio e uno “sconsiglio”. Non comprate bottigliette d’acqua alle bancarelle disseminate per il castello. Arrivereste a pagare l’equivalente di cinque euro! Andate piuttosto al Lobkowicz Palace Cafe, un locale elegante con una vista eccezionale su Praga.

La collina Petrin

Ragazza in cima alla torre panoramica della collina Petrin
Sulla torre panoramica

Subito dopo, mi dirigo verso la collina Petrin, angolo di pace raggiungibile attraversando vicoli di Malá Strana poco frequentati dai turisti: il paradiso.

Una salita lunga e ripida e mi trovo ai piedi della Petřínská rozhledna, torre d’acciaio costruita sulla falsariga della Tour Eiffel. Se di notte la si può osservare da qualunque punto della città, illuminata com’è dai colori della bandiera ceca, di giorno è meta ideale per chi ha bisogno di una scossa d’adrenalina.

Scalo i suoi 63,5 metri d’altezza a piedi, ignara delle vertigini che possono cogliere gli intrepidi a metà cammino. Il vento è forte e a ogni passo posso vedere il fondo attraverso le grate. Ovviamente, man mano che salgo, la torre (sempre più sottile) comincia a dondolare, producendo rumori sinistri.

Il signor F. desiste e se ne va. Io proseguo ma, a un certo punto, mi siedo su uno scalino, aggrappata alla ringhiera: non so se andare avanti o meno e, mentre ci penso, la gonna svolazza come una disperata.

Decido che devo farcela: mi alzo e, passetto dopo passetto, con gli occhi semichiusi, raggiungo la cima, fortunatamente coperta. Mi sento trionfante: ho superato una mia paura e quando scendo abbraccio la timorata metà del blog come qualcuno che abbia vinto una medaglia d’oro.

Continuerò a sostenerlo per sempre: i viaggi sono terapeutici!

Il quartiere ebraico

Il Cimitero ebraico di Praga
Il Cimitero ebraico

Dedico l’ultima mattinata a Josefov, il quartiere ebraico di Praga.

A dire il vero, rimango subito perplessa: pago infatti una stecca per l’itinerario completo, che comprende sinagoghe e cimitero.

Comincio dalla sinagoga Pinkas, i cui muri interni sono interamente ricoperti dai nomi (scritti a mano) delle vittime della Shoah di Praga e dintorni. In una stanza posso ammirare i disegni dei bambini del ghetto di Terezín. Si tratta di testimonianze che, insieme alla mostra fotografica all’esterno della sinagoga, non possono non toccare. Eppure qualcosa stona.

Non so se la mia schiettezza sia un vizio o una virtù; fatto sta che non riesco a concepire l’abbinamento tra prezzo salato e tragedia. Sento odore di speculazione, tanto più che scopro che la maggior parte delle sinagoghe del quartiere è gestita dal comune e non dalla comunità ebraica.

Come se non bastasse, il quartiere è disseminato di bancarelle cinesi che riproducono oggetti tipici praghesi e molti turisti fanno commenti che mi lasciano basita (“Ah ma è tutto qua?”).

Il cimitero ebraico vale sicuramente una visita: all’esterno della sinagoga Pinkas, ospita migliaia e migliaia di tombe di pietra le cui datazioni coprono un periodo di tre secoli e mezzo. La particolarità consiste nel loro essere ammassate le une sulle altre. Il risultato è gotico, fiabesco: questo luogo sacro incute rispetto con un tocco di poesia.

Proseguo con la Sinagoga Klausen,  la Sinagoga Maisel e, finalmente, la Sinagoga Vecchia-Nuova, la più interessante e autentica. Quest’ultima, infatti, è gestita direttamente dalla comunità. Si rivela la più bella, per via delle sue origini antiche.

Due signore ebree mi raccontano delle preghiere a oriente e dei seggi affittati dai fedeli; del Golem (mostro che doveva spaventare i nazisti) e degli spazi adibiti alle donne in preghiera.

Ogni sinagoga, a parte la Vecchia-Nuova, è un museo: all’interno, opere d’arte e cimeli della vita tipica di questa comunità. L’ideale sarebbe richiedere una guida (da pagare a parte, ovviamente) o comunque studiare prima o dopo la visita, perché sono moltissimi i significati che si nascondono dietro a ogni oggetto.

Tornassi indietro, però, mi limiterei a una sinagoga (la Vecchia-Nuova) e al cimitero ebraico. Opzione, purtroppo, non disponibile, in quanto si è obbligati a pacchetti predefiniti. Ritengo inutile visitare tutti i musei della comunità, a meno che non si sia degli appassionati disposti a spendere cifre troppo alte per Praga. Non me ne voglia nessuno.

Praga: dove e cosa mangiare

Punto dolente: a Praga trovo solo un posto degno di nota, forse perché fuori dai circuiti turistici. Si tratta del Restaurace Pepř a Sůl (Krátkého 1): provate l’anatra con purè di patate dolci e verdure. Una delizia!

Altra esperienza da non perdere: le salsicce preparate nelle bancarelle sparse per la città sotto Natale (ma anche il goulash, gli gnocchi di patate e le bevande tipiche, come i succhi di frutta caldi).

Il miglior trdlo (il dolce di cui sopra)? Ai mercatini di Piazza Venceslao e da Good Food, Coffee and Bakery, a due passi dal ponte Carlo (Karlova 160/8).

Dove dormire

Al Grandium, cinque stelle con frequenti offerte speciali. A due passi dalla fermata della metro (fermata Muzeum, uscita Václavské náměstí).

Conclusioni su Praga

Non è finita qua. Nel prossimo post vi svelerò altro di questa città. Lasciate che alcune sensazioni sedimentino dentro di me…

La capitale della Repubblica Ceca ha un fascino senza tempo, caratterizzato dalla sua storia, dall’anima esoterica (fa parte del triangolo della magia bianca, insieme a Torino e Lione), dal meraviglioso eccesso di cultura. Praga, infatti, è ricchissima di musei, sculture, chiese, palazzi, dimore storiche. Inoltre, è una città pulitissima e i mezzi – manco a dirlo – funzionano meglio che a Roma.

A parte le dovute eccezioni, ammetto di non aver trovato molta accoglienza: è probabilmente un modo di fare ma i praghesi (in parte giustificati dal numero esorbitante di turisti) hanno dei modi un po’ rustici.

Altra nota di demerito: a Praga quasi nulla è gratuito. Si paga qualunque cosa e questo, per me, è un punto in meno. I paragoni non mi piacciono ma non posso non pensare a Roma e al fatto che si possa accedere gratis a un’infinità di monumenti.

Detto questo, vi consiglio di andare nei periodi più tranquilli (autunno e primavera), affinché l’anima della città, meno spaventata, esca allo scoperto.

 

 

 

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2 risposte

  1. Io sono stata a Praga due volte. La prima con la scuola durante il periodo primaverile. Era stupenda! Quella è la vera immagine di Praga che mi porto dentro e che non dimenticherò. Sono tornata poi a distanza di anni nel periodo invernale. Era febbraio e la neve la rese estremamente magica ma qualcosa mancava. Non so bene cosa fosse ma nonostante l’atmosfera da fiaba, era la Praga primaverile quella che mi aveva più colpito sia nello spirito che nei colori. Detto ciò, resta una città meravigliosa. Ne ho amato l’architettura, la natura, i musei e il buon cibo. Quasi quasi faccio un pensierino per un ritorno. Come si dice: non c’è due senza tre ;P

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