Due ragazze e un ape calessino: il più bel viaggio on the road

Ecco a voi la cronaca di un viaggio on the road molto particolare: quello fatto a bordo di un ape calessino, in compagnia di un’altra blogger e amica.

CHILOMETRI percorsi: 912.
GIORNI a disposizione: 5.
VELOCITÀ: 50 km/h.

Mezzo di trasporto? Un APE CALESSINO.

A contare sono però il “chi” (due matte da legare) e il “come” (affronando ostacoli che, inevitabilmente, due ragazze sole si ritrovano alle costole). Da Gragnano (Na) a Cusano Milanino (Mi): un’epopea per persone a dir poco dinamiche.

Da Gragnano a Cusano Milanino in ape car
Da Gragnano a Cusano Milanino in ape car

Quando The Gira mi ha proposto di partire a bordo di un tre ruote, ho tentennato solo qualche secondo: non potevo farmi sfuggire un’occasione più unica che rara. Ecco perché questo post è dedicato a te, frenata (o frenato) da mille fobie ma con l’avventura nel sangue.

Voglio raccontarti la mia incredibile esperienza non (solo) per farmi bella ma per spronarti a fare lo stesso, ignorando i cattivi consiglieri.

Viaggio on the road in ape car

Prima parte: Gragnano (Na) – Arpino (Fr)

PRIMO: non amo guidare.
SECONDO: non ho mai avuto un motorino in vita mia.
TERZO: partire da Gragnano, per di più in discesa, non è tra le cose più semplici (la provincia di Napoli è ad altissima densità abitativa).

Ora, immaginati una ragazza che impara a pilotare uno strano coso color panna in mezzo a tutte le infrazioni che nemmeno la tua fantasia è in grado di concepire. Ebbene, io l’ho fatto e per questo mi sento un’eroina: sorpassata da ambulanze, tir impazziti e macchine incredule, percorro i miei primi chilometri del mio viaggio on the road con la rigidità di una statua greca.

Nel frattempo, il motore mi si spegne mille volte, ingrano male la retromarcia e sbaglio spesso strada per colpa di quel dispettoso di Google Maps.

Eppure, centimetro dopo centimetro, semaforo dopo semaforo, clacson dopo clacson, riesco a superare quella bolgia infernale di paesi attaccati l’uno all’altro, quali Nocera, Torre Annunziata e Somma Vesuviana, arrivando indenne a destinazione.

Ecco come: hai presente il detto “chi si ferma è perduto“? Mai proverbio fu più utile. Arrendermi subito alle difficoltà di questo viaggio on the road, oltre a limitare la mia fiducia in me stessa, esporrebbe me e la mia amica (blogger di In Viaggio da Sola) ad alcuni pericoli, tra cui il traffico e i malintenzionati (diciamo pure che questa zona non è tra le più serene del mondo).

Come da copione, poco dopo inizia pure a piovere e l’ape non offre certo una grande protezione: dai lati, infatti, entrano tutto il vento e le intemperie del mondo. Per fortuna che, dopo un paio d’ore, adocchiamo altri due calessini in un’aera di servizio. Contente come Pasque, ci rifocilliamo a dovere.

Isola del Liri e Arpino arrivano ore e ore dopo. Devastata dalla prima parte di questo viaggio on the road, lascio il bolide nel parcheggio dell’albergo e non lo tocco più fino al giorno dopo.

Inutile dire che la mia è una notte convulsa (ma entusiasta), piena di sogni che hanno come sfondo la strada e la pioggia battente.

Seconda parte: Arpino (Fr) – Terni

Partiamo di buonora, dopo la colazione nel nostro bellissimo hotel. A malincuore direi, visto che fuori piove più che mai. Peraltro, tanto per aggiungere difficoltà a difficoltà, oggi è il 2 giugno, i negozi sono chiusi e il mio guardaroba è estivo.

Uso una delle giacchette di Diana per coprire la testa, temendo come minimo una brutta influenza.

Guido io per il primo tratto e, a un certo punto, mi “impallo” in una stradina di campagna: l’ape car decide di fermarsi in salita e faccio una certa difficoltà a ripartire, ma il bello di queste esperienze è che o la va o la spacca: mi rifornisco di intraprendenza, gioco un po’ con la frizione e via!

Questo è forse il giorno più difficile del nostro viaggio on the road: il nostro macinino attraversa la dorsale appenninica battuta dal maltempo, il freddo è davvero tanto e noi siamo sfinite.

Ci fermiamo ad Avezzano per mangiare qualcosa e vedere la città, che un signore ci spiega essere stata distrutta nel 1915 da un grave terremoto, quasi a giustificare l’assenza di monumenti. Ma la sosta più importante, mi spiace dirlo, è quella al negozio cinese, uno dei pochi aperti in un giorno di festa: compro un giubbotto già sfilacciato, l’acquisto più utile degli ultimi mesi.

Una volta arrivate a Terni, ci imbattiamo in un buon ristorante, dove azzanniamo letteralmente le portate (guidare in quello stato elimina migliaia di calorie. Almeno spero)!

Nemmeno Terni brilla per bellezza o particolarità architettoniche. Qui, più che altro, si respira la storia industriale di una città che dell’acqua ha fatto il suo maggior patrimonio, sia turistico (pensa alla Cascata delle Marmore: ne ho parlato in un precedente post) che economico (vedi la centrale idroelettrica).

Viaggio on the road: ape calessino parcheggiato di fronte a un edificio dismesso, a Terni
A Terni

Terza parte: Terni – Cattolica (Rn)

Vi prego, un po’ di sole! Dopo una brevissima sosta a Norcia (Pg), patria di uno dei prosciutti più buoni d’Italia, proseguiamo verso le Marche con la speranza di scaldare i nostri precoci reumatismi. Arrivate a San Benedetto del Tronto, il maltempo sembra infatti scomparso e noi ne approfittiamo per un pranzetto sulla spiaggia.

A pancia piena, prendo io il controllo del mezzo e costeggio l’Adriatico fino a Cattolica, oltrepassando Ancona, Senigallia, Fano e Pesaro. Di questa strada ricorderò a vita i semafori e le ville, il traffico impazzito e il mare.

Arrivate a Cattolica, corro sulla spiaggia per osservare un po’ di tramonto e rilassarmi di fronte allo sciabordio delle onde. Una pausa provvidenziale seguita da una buona pizza nei paraggi del nostro hotel molto old fashion.

Quarta parte: Cattolica (Rn) – Ferrara

Oggi non ce n’è per nessuno: la mattina si passa al mare! Con noi abbiamo portato sole cose estive ed è giusto che queste prendano aria: diamo il via ai costumi e al bianco mozzarella della pelle che odora ancora di inverno.

Dopo una passeggiata nel centro di Cattolica, ci dirigiamo a Milano Marittima, in uno dei tanti baracchini che sfornano piadine a tutte le ore. Durante il pranzo, però, la festa finisce e la pioggia ritorna sovrana fino a Ferrara, dove siamo costrette a coprire il nostro calessino con del chellophane improvvisato.

La serata a Ferrara si immalinconisce un po’ perché sono consapevole che il mio magnifico tour sta per finire. Nondimeno riesco a godere un po’ della movida emiliana e a visitare parte della bella città.

Quinta parte: Ferrara – Cusano Milanino (Mi)

Come tutte le avventure, anche questa è arrivata alla fine ma, per goderci il nostro viaggio on the road fino all’ultimo, decidiamo di fermarci a metà strada in una città che da tempo desideravo visitare: Mantova.

Percorriamo una Pianura Padana insolitamente bella, sfidando il luoghi comuni che la vogliono tetra. Le cascine, i campanili e quell’inconfondibile odore a metà tra il naturale e il chimico hanno un loro fascino. Ci godiamo il sole, il giallo e il verde dei campi e ci “scoperchiamo”, sentendoci delle novelle Grace Kelly.

Mantova mi sorprende come un acquerello improvviso. Abbiamo pochissimo tempo per visitarla e quindi mi soffermo sui monumenti principali, da Palazzo Te al castello, ripromettendomi di tornarci presto.

Alle 17.30 siamo a Cusano Milanino, dove, a sigillare la malinconia di fine tour, ci attendono pioggia e automobilisti punitivi (il famoso stress del nord…).

La mia avventura (o meglio, la parte pratica) finisce qui. Nel prossimo articolo, voglio raccontarti le paure che il viaggiare “disordinati” ti OBBLIGA a superare e le cose che ho imparato da questo viaggio.

Per adesso sono riuscita a ispirarti? Rispondimi qui sotto 🙂

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6 risposte

  1. Ma sei tostissima! Hai guidato sempre tu? Io odio guidare già in macchina, é una cosa che mi sfianca figurati su un ape calessino! Non avrei superato il primo giorno! Comunque l’ esperienza credo valga tutta la fatica!Aspetto di leggere il prossimo post!

  2. Dai che spettacolo! Siete fantastiche. Queste sono le esperienze di cui rimarrà un ricordo per sempre.. pensare di affrontare tutti quei chilometri in ape già immagino i dolori 😀

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