Australia mia… Non mi avevano detto che avrei sofferto di nostalgia al mio ritorno. Il mio viaggio all’altro capo del mondo risale ormai a un anno fa ma ancora mi manca il lato selvaggio che mi hai aiutato a riscoprire.
Mi sono seduta sul bordo del letto e, ascoltandomi a fondo, ho dedotto i motivi di questa saudade.
Australia: ritrovare il lato selvaggio
L’Australia è selvaggia
Noi italiani siamo convinti di vivere in uno dei posti naturalisticamente più interessanti del pianeta e questo, talvolta, ci fa perdere di vista una verità: abbiamo poco spazio. Mi riferisco all’asfittica quotidianità cittadina (abito a Roma: si capisce?).
Lì, il concetto di spazio è completamente diverso. I centri abitati distano molto l’uno dall’altro e la densità abitativa è ridicola, paragonata alla nostra.
L’Australia è natura incontrastata
Le città non sono padrone ma umili ancelle della natura circostante. Lo si percepisce immediatamente. Una volta a Sydney, la prima cosa che ho notato è stato il canto degli uccelli. Chissà quante volte l’avrò ripetuto ad amici e parenti…
Gli uccelli: il mio primo incontro
Ebbene sì: mi sono resa conto che i canti di quell’emisfero sono (ovviamente) diversi. E mi hanno scossa, facendomi ritrovare il lato selvaggio che sembrava ormai perduto. L’udito, rispetto alla vista, è un senso più selvatico, meno razionale. Mi spiego quindi il perché di questo ancestrale turbamento.
Tante volte mi sono fermata in mezzo alla strada. Cercavo di capire a chi appartenesse quella strana risata: è il kookaburra – mi dicevano le persone. E quando lo vedevo, il kookaburra, lo guardavo come avrei potuto guardare un bellissimo alieno.
La mia prima colazione in Australia mi ha vista seduta a un urbanissimo tavolo, cappuccino e brioche-munita. Dopo pochi minuti, mi è venuto incontro ibis australiano. Capite perché parlo di ritrovare il lato selvaggio?
Sì, Sydney è una città splendida. A renderla tale, però, è soprattutto la presenza di una natura maestosa. Si infiltra l’Harbour Bridge e l’Opera House, concedendo a malapena ai prodotti dell’uomo di rimanere lì indisturbati.
Camminando per le strade di Sydney, in meno di un giorno mi sono ustionata.
Il clima australiano
Io, che non mi scotto MAI.
La mia pelle chiara ma olivastra, alle volte, sembra idrorepellente. Eppure l’Australia, con i suoi 25 gradi, è stata in grado di rendermi un peperone. Il buco dell’ozono campeggia sopra il continente, esatto. Per questo, in Australia non si può essere troppo superficiali.
E che dire di quella volta che un pappagallino mi ha rubato la bustina dello zucchero? Ero con la mia amica in piena The Rocks, in una civilissima pasticceria francese. Uno dei tanti parrots si è fiondato famelico sulla mia tazzina. L’ho guardato estasiata, di fronte ad australiani ormai indifferenti a tanta bellezza. Il lato selvaggio: eccolo ancora.
Potrei anche dirvi di quando sono stata a Phillip Island, a pochi chilometri da Melbourne, a vedere i pinguini rientrare “a casa”. In questa splendida riserva naturale ci si può appostare dietro a delle transenne. Si può così osservare questo spettacolo della natura più unico che raro. I pinguini nani di questa parte di mondo sembrano bambini che tornano da scuola. Noi esseri umani, tra bocche e occhi aperti, dei tontoloni.
Capite quando dico che la natura, in Australia, è padrona? Convive, sì, con l’essere umano, ma se le gira storto è impietosa. Eppure è così affascinante… Noi europei sembriamo spesso animali ammaestrati, abituati come siamo a vivere gomito a gomito con gli altri. Dal mio punto di vista, il nostro stile di vita è innaturale. Le città italiane mi sembrano zoo e non è difficile capire perché gli australiani, ai nostri occhi, appaiano così rilassati e pacioni.
Sono anglosassoni ma di una “razza” differente. Dei biondi abbronzati, degli yuppies in infradito, dei colonizzatori divenuti surfisti.
Il lato selvaggio del cinema
Un film che rappresenta appieno lo spirito di questa remota parte di mondo è sicuramente Picnic a Hanging Rock, di Peter Weir. Una delle pellicole più inquietanti che abbia mai visto. Adesso, solo adesso, comprendo cosa intendesse mostrare il regista. All’epoca ero una studentessa, ancora troppo inesperta per afferrarne il significato.
Rappresenta il lato selvaggio, sopito dietro a pizzi, merletti e convenzioni. Non spiega in maniera didascalica: illustra. Dipinge il confine tra civiltà e mistero, tra abiti vittoriani e desiderio di varcare la soglia.
Più volte, mentre ero a Sydney e poi a Melbourne, ho pensato alla pellicola di Peter Weir. Non è stato difficile. Ancora oggi, potete vedere scolari e scolare con le loro divise fini, candide e quasi vittoriane, appunto. Cappelli di paglia, nastri svolazzanti e gonnelline fluttuanti. Non i soliti jeans e scarpacce da ginnastica, nel più totale anonimato.
E non so perché ma mi viene proprio da fare queste digressioni oggi, pensando all’Australia. Un paese che non può essere raccontato in maniera razionale, fornendo itinerari da seguire. Perché lì, in questo magnifico altrove, è bello trovare il lato selvaggio vagando. Venti ore di volo sono troppe per non concedersi il lusso del perdersi.
Se avete bisogno di sapere cose da fare e da vedere e da pensare, comprate una Lonely Planet. Prima, però, permettevi di assaporare le emozioni che questa terra può regalare alle anime in cerca d’ALTRO.
Il lato selvaggio della letteratura
Beh, di questi ho parlato a suo tempo in vari post. Per iniziare, potete prendere in mano Le vie dei Canti, di Bruce Chatwin. Ho iniziato il mio percorso iniziatico proprio tra le pagine dello scrittore britannico. E da lì, non mi sono più fermata.
Vi lascio con qualche foto. Ché le immagini, spesso, parlano più di tante parole. E se avete bisogno di qualche dritta più tecnica, specialmente su Sydney e Melbourne, non esitate: risponderò a tutte le vostre domande 🙂
41 risposte
Bellissimo post!!
Mi hai fatto venire ancora più voglia di andare in Australia: ho appena terminato il libro di Bryson e vorrei partire domani! 😉
“Il lusso di perdersi”
Presi dalla frenesia di vedere il più possibile a volte perdiamo la parte più bella del viaggio:quella di goderci i momenti che stiamo vivendo. Perdiamoci ogni tanto!
Perdersi, per me, è la parola d’ordine
Ma il segnale a forma di canguro è troppo divertente!!!! Comunque sarebbe strano non avere nostalgia di un posto come questo! Io impazzirei alla vista di certi animali e di tanta natura selvaggia. Spero di andarci presto perché da quello che racconti é una terra straordinaria *.*
L’Australia è effettivamente un paese che lascia senza parole. Le distanze enormi sono proprio uno degli aspetti che più mi ha colpito, tutto è almeno 10 volte più grande che non in Italia. Io anche ne ho tanta nostalgia!
Sogno l’Australia proprio per questo suo essere selvaggio e libero. Mi affascina tantissimo l’idea di questi spazi immensi. Bellissimo post
Mi piacerebbe tantissimo visitare l’Australia..
Mi piacerebbe visitarla in lungo e in largo..
Purtroppo non ci sono ancora riuscita..
Di certo con questo post hai aumentato la mia curiosità 😉
A chi lo dici! L’Australia è un continente che ti si aggrappa al cuore. Prima lo sogni e poi, quando ci metti piede, non te ne vorresti più andare!
Sapevo che mi avresti capita 😉
Non mi aspettavo la natura – intesa come animali liberi – in mezzo a una città come Sidney, mi hai fatto scoprire un lato davvero affascinante dell’Australia.
Nemmeno io me l’aspettavo!
Anch’io avevo trovato particolarmente inquietante quel film! Alle superiori avevamo una lettrice australiana e ce l’aveva fatto vedere.
L’abbiamo entrambe viste a un’età piuttosto delicata, in effetti. Del resto, le protagoniste erano adolescenti
Robi che bellezza! Un post dolcissimo, pieno di malinconia e amore per questa terra. ♥️
Grazie Ale! Nostalgia canaglia <3
Deve essere molto bella l’Australia. Mi spaventa solo l’idea di fare tutte quelle ore di aereo e annoiarmi
Spaventava anche me ma, una volta arrivata in Australia, quelle ore te le dimentichi. Io visto nmila film, letto, guardato fuori dal finestrino, dormito…
Che bello questo post, “di pancia” ma scritto benissimo 🙂 anche io non mi aspettavo tutta questa natura del bel mezzo di Sydney, pensavo fosse più asettica. Beata che non ti scotti mai, io vivo perennemente con la crema solare, anche in città!
Grazie Giu’! In effetti l’ho scritto di getto. Menomale che è decente 😀
Che bello questo racconto della tua avventura australiana! Si percepisce tutta la bellezza e l’emozione che hai provato, e la trasmetti al lettore 🙂 ora infatti mi è venuta una voglia pazzesca di prenotare un volo per Sidney!!
Grazie Vale ^_^ Quando trasmetto le mie emozioni, sono la persona più felice del mondo!
Mi hai conquistata già con la prima foto!!!
Grazie 😀
Io adoro Picnic ad Hanging Rock, quando andrò in Australia spero proprio di ritrovare le immagini che tu descrivi così bene!
Ma non perderti come le protagoniste 😀
Deve essere meravigliosa l’Australia! E immensa. Comunque, anche rimanendo in Europa, vivendo in Germania mi sono resa conto quanto poco spazio abbiamo in Italia. parlo soprattutto del Veneto che è praticamente tutto edificato…qui da una città ad un’altra ci sono centinaia di km di verde.
Purtroppo l’Italia, famosa per i suoi paesaggi, sta perdendo una grande parte del suo fascino, tra abusivismo edilizio, sovraffollamento e sterminio della natura (perché così va chiamato). Mi dispiace tantissimo
Bellissimo questo tuo racconto dell’Australia e la maniera dolcissima in cui hai descritto Sidney, città in cui è però così presente la natura.
Mi è venuto da pensare a quanto, ancora più che in Europa, gli spazi siano ridotti a Tokyo, ma a quanto allo stesso tempo la natura sia parte della vita giapponese e quanto sia apprezzata culturalmente nel suo mutare stagionale, nella sua bellezza.
E’ bello quando viaggiando si ritrova questo aspetto.
Immagino la natura giapponese, fatta di ciliegi in fiore, di un vulcano celeberrimo e di prati fioriti a perdita d’occhio. Io cerco sempre la natura, specialmente la sua parte selvaggia. In Australia, questo mi è stato meravigliosamente possibile
Che meraviglia Roby il tuo post mi ha permesso di viaggiare con la mente, verso una meta che mi affascina e non poco. Il modo in cui hai saputo mescolare racconto vissuto, pellicola e libro mi è piaciuto proprio tanto. Mentre ero rilassata su una bellissima spiaggia della Thailandia pensando ad un mio prossimo viaggio, il pensiero è andato proprio all’Australia. Sicuramente dovrai darmi due dritte!
Adoro il titolo che hai dato a questo articolo: la parte selvaggia di te. Tutti noi non dovremmo mai perdere la nostra.
Tra l’altro è molto facile perderla o soffocarla. Per cui, attenzione!
L’Australia è una meta che non mi ha mai “chiamata” più di tanto, però devo ammettere che le tue parole mi hanno fatto accendere la curiosità! E sul fatto che in Italia, soprattutto in certe città, manchino i grandi spazi ti dò ragione. A volte anch’io sento il bisogno di spazi sconfinati in cui “perdermi” (per questo ho amato molto certi luoghi degli Stati Uniti).
Pensa che non chiamava nemmeno me… Ma vacci e mi saprai dire. Il mio paese d’elezione, però, rimane l’America. Tra i motivi, proprio gli spazi sconfinati. Ciao Silvia :*
Che bello questo post! Il mal d’Australia non lo conosco, ma conosco quella nostalgia di cui parli. Per me si è manifestata per un’altra destinazione, ma immagino che in ogni viaggiatore i viaggi muovano delle corde segrete che tu hai saputo descrivere benissimo!
Grazie Fridina! A te quale paese ha smosso queste corde? Il bello è che sono davvero segrete… Non saprei descriverle meglio di come ho fatto
Il Giappone! Ci sono tornata tre volte e ogni volta appena torno mi manca già
Che bellissimo post che hai scritto, complimenti! Non sono mai stata in Australia e fino ad adesso non mi era neanche venuta la voglia. Ma la natura mi paice tanto e l’idea si sentire il canto degli uccellini in una metropoli come Sidney, è una cosa che mi attira tanto.
Nemmeno io ero attirata dall’Australia! Finché non ci sono stata… Grazie Francesca 🙂
Che dire,non posso che essere d accordo con te, visto che dopo 5 viaggi nella terra dei camguri ho deciso di trasferirmi. Motivi ce ne sono mille, ma certamente la parte selvaggia la fa da padrona ed e’ proprio quello che io adoro.
Non può che essere quello il motivo dominante 😉