In pochi apprezzano la bellezza fuori stagione: il mare di Palinuro è ormai inaccessibile, gli ombrelloni chiusi; c’è solo un pugno di temerari negozi che rimangono aperti per quei solitari turisti che non si accontentano di vacanze affollate.
Peccato, perché viaggiare fuori stagione è una cosa bellissima. Anzi, per fortuna: gli amanti dell’estate lasceranno sereni gli introversi, quelli che dagli pure una giornata solitaria e tanta natura, ché loro ti saranno grati a vita. Così – pensi – Palinuro a ottobre è roba da persone riservate, ma curiose.
Tutto sommato, anche tu diffidi dell’azzurro pallido del cielo di fine estate, ma questo non ti impedisce di recarti nel comune della Campania, sulla cui spiaggia oceanica camminasti per ore ormai molti anni fa. È lì che vuoi tornare.
Un giorno è troppo poco. Per questo motivo ti limiti, nell’ordine, a:
- sorseggiare un caffè sulla terrazza di un bar che affaccia sul mare di Palinuro;
- passeggiare lungo una spiaggia nascosta;
- goderti il pranzo sotto una veranda piena di rampicanti.
Il caldo è appiccicoso e la voglia di nuotare prude sotto la pelle, ma sei raffreddata. L’unica cosa che puoi fare quindi, è mangiarti il mare con gli occhi.
L’acqua è limpida e noti i suoi colori brillanti, nonostante il tempo non sia un granché.
Passeggiare sulla spiaggia a Palinuro
La spiaggia su cui cammini è semideserta. La trovi per caso, in fondo a una discesa anonima. Una pavimentazione un po’ dissestata la costeggia e tu pensi che, se le risorse naturali e culturali italiane si trovassero in Svizzera o in un qualunque Paese europeo, sarebbero diversamente valorizzate.
Nessuna retorica, solo la consapevolezza di una nazione che non si apprezza mai abbastanza.
Sei alle Saline, adesso: un posto bellissimo e desolante al tempo stesso. I pochi natanti, le grandi lucertole e le rocce che punteggiano la riva ne esaltano l’aspetto selvatico. Il mare e il cielo si incontrano, diffondendo ovunque una luce biancastra.
Lambisci l’acqua (calda) con le dita…
Verso il faro di Palinuro
I tempi sono stretti e tu, dopo aver salutato la liscia sabbia e i pesciolini che sfrecciano a filo d’acqua, ti dirigi al faro. Non esci nemmeno dalla macchina, perché è già ora di pranzo e dopo ti aspettano quattro ore di viaggio.
Dal finestrino osservi la ricca vegetazione, composta da grossi alberi di ulivo, agavi lussureggianti e palme che si muovono al ritmo del vento.
Vedi anche i sacchetti della spazzatura che rovinano il bellissimo paesaggio. Sembra che l’Italia sia ormai invasa dalla monnezza. Pochi i luoghi dove l’estremamente bello non si unisce all’estremamente brutto, quasi che l’Italia voglia smorzare un possibile eccesso di emozioni positive.
Il sole, intanto, si affaccia dalla coltre di nubi piatte che coprono il cielo e tu, dopo una serie di tornanti quasi da montagna, arrivi a Marina di Pisciotta, dove c’è un ristorantino quasi nascosto proprio di fronte a una spiaggia di ciottoli. Fiori e piante lo confondono in mezzo alle case limitrofe.
“Nido di patate con gamberi e gnocchi di ricotta al nero di seppia, grazie”. Una tazza di caffè e sei pronta a ripartire per Roma. Chissà quando rivedrai il mare…
[N.d.r.: questo articolo è stato scritto nel 2013. Dal 2021 vivo a Ostia, cioè sempre a Roma, ma lato mare. Ho risolto la mia voglia di blu e onde, di mareggiate e locali che affacciano sull’orizzonte trasferendomi a qualche chilometro dall’ormai invivibile capitale. Cosa è cambiato? Adesso respiro e, nel tempo libero, passeggio sulla spiaggia o in pineta. Mi sento in un luogo a dimensione d’uomo, anche se non privo di difetti, che si superano grazie ai tramonti sull’acqua, alla brezza marina e a quell’apertura che solo la gente di mare ha].