Dormire in un faro è una di quelle cose che vanno fatte almeno una volta nella vita. Se siete anime solitarie, amate il rumore del mare e adorate le atmosfere suggestive, si tratta di un balsamo per il vostro corpo e per lo spirito.
Dormire in un faro a Ventotene
Erano anni che volevo andare a Ventotene. Attratta dalle isole, ho sempre desiderato scoprire quelle più piccole al largo delle nostre coste. Il mio progetto è visitarle tutte nel più breve tempo possibile.
Ventotene è meno famosa di Ponza ma è da tempo che batte come un martelletto contro le mie tempie. Sono attratta dai luoghi meno conosciuti, sentiti nominare solo qualche volta attraverso voci di corridoio, trasmissioni tv un po’ di nicchia o film d’essai. Sono questi i posti che mi attirano e mi spingono a intraprendere un viaggio.
Inoltre, sono alla ricerca dell’inusuale, non per fare l’originale a tutti i costi ma per rispondere ad aneliti profondi e non a mode. Ecco perché non poteva esserci idea migliore di quella dormire in un faro a Ventotene per il periodo pasquale.
Comincio con il darvi una brutta notizia: il faro è accessibile solo al personale della Marina Militare Italiana e alle famiglie. Come qualcuno di voi sa, l’altra metà di Lollo fa parte della categoria e quindi non potevamo non approfittare di una possibilità così bella.
Nonostante questo, vi do qualche dritta su dove dormire e mangiare in quest’isola bellissima e che cosa fare (o non fare, a seconda dei punti di vista) nel suo spazio esiguo.
Ventotene: diario di bordo
Arrivo a Ventotene che è l’ora del tramonto. Appena sbarcata, svolto l’angolo e lo adocchio: è il mio faro! Se solo potessi trovare un faro interiore con la stessa facilità…
A dire il vero, sono un po’ preoccupata: mancherà qualcosa al suo interno? Sarà pulito? Insomma, la mia mente di cittadina tenta di mettere i bastoni tra le ruote, ma l’anima selvaggia non si lascia intimidire troppo.
Il paesaggio è come un paesaggio dovrebbe essere, almeno secondo i miei gusti: aspro, eppure delicato. Da un lato, gli scogli si gettano nel Tirreno; dall’altro, le case pastello si arrampicano l’una sull’altra in questo paese confetto.
Avvicinandomi al faro, osservo la vegetazione rigogliosa e la conformazione delle rocce erose dal mare e dal vento, che ha creato vere e proprie opere d’arte.
A colpirmi maggiormente è il profumo: la macchia mediterranea a primavera è una panacea. Fichi d’India, elicriso, palme; e ancora: limoni, finocchietto selvatico e nespoli. Tutto concorre a donare calore, colore e profumo a quest’angolo che si preannuncia già come incantato.
Dormire in un faro è una sorpresa
Scopro che dormirò non nella parte cilindrica, come immaginavo, ma in uno dei due appartamenti annessi al faro. Questa è una delle prime sorprese (ingenua io…). La seconda sorpresa si trova proprio fuori dalle finestre del mio appartamento: è il mare, con l’isola di Santo Stefano (ex carcere) di fronte. I gabbiani volteggiano sulla mia testa, consapevoli che ci contenderemo lo spazio per qualche giorno.
Dormire in un faro è entrare in contatto con la natura e con la propria parte selvaggia. Lo comprendo subito, nonostante i comfort a mia disposizione, la cui semplicità non disturba affatto l’ambiente circostante.
L’altra sorpresa è quando il faro si illumina: lì capisco che sono davvero dentro una fiaba.
Faccio una passeggiata che è pura meraviglia: i lampioni si accendono, il cielo è bluette e, arrivata in via Roma, noto che è sbucata una luna rossa da far impallidire i passanti. Sta per avere inizio la Via Crucis: pochi abitanti dotati di fiaccole e un prete che parla per loro, accompagnato da due statue lignee: Cristo e la Madonna.
Mangio un boccone all’aperto e vado nel mio faro, per godermi la notte in santa pace.
Secondo giorno a Ventotene
Il risveglio, oltre che fisico, è spirituale: apro la finestra e quello che mi trovo davanti non può essere descritto se non cadendo nella banalizzazione. Devo indossare gli occhiali da sole, tanta è la luce. Il verso dei gabbiani al posto della sveglia e l’aria di mare che sferza tutto ciò che dorme ancora in me. Una visione celestiale, che potrebbe bastare a compensare intere giornate grigie.
Io e l’altra metà del blog, approfittando della bella giornata, decidiamo di fare un giro in barca.
Francesco. Così si chiama il ragazzo che ci “scarrozza” per un’ora sulle acque verde smeraldo dell’isola. Ci racconta di come ormai la maggior parte delle spiagge sia interdetta al pubblico, visto che il costone roccioso di Ventotene (o meglio, la sua parte esterna) si sta pian piano sgretolando, dando vita a delle frane.
Per fare il bagno, si può usufruire di due spiagge: Cala Nave e Cala Rossano. Oppure si può uscire in barca, come ho fatto io. Tra l’altro, l’isola laziale è famosa tra i subacquei e i velisti, che qui hanno trovato il loro personale paradiso.
Le mille sfumature della roccia, il colore del mare e il nero della sabbia (l’isola è di origine vulcanica) fanno di Ventotene uno dei luoghi più colorati in cui sia stata.
Francesco ci mostra la villa imperiale, che sorge su Punta Eolo. Nessun nome potrebbe essere più adatto (tra l’altro, Vento…tene. Vi dice qualcosa?). Una delle cose da fare è sicuramente una visita guidata all’interno della villa ma io, trovandomi qui tra un giorno festivo e l’altro e in bassa stagione, la trovo purtroppo chiusa.
Ventotene: passeggiata nella natura
Dopo un ottimo pranzo al porto dell’isola, decidiamo di fare una passeggiata lungo l’unica strada che la attraversa per intero: via Olivi.
La dimensione spirituale di questo percorso si rende subito evidente. I profumi inneggiano alla vita, così come i panorami. A ogni passo, emergono alla coscienza ricordi d’infanzia. Da quanto tempo non sentivo un così forte odore di fichi? Da quanto non vedevo tutto questo rigoglio di verdi e di gialli e di lilla (il glicine è esploso in tutta la sua bellezza)? Nessun ordine precostituito, a esclusione dei campi coltivati, bensì un’unica legge: quella della natura.
Dormire in un faro a Pasqua: la dimensione di rinascita
Giunge la Pasqua e, con lei, la voglia di rinascere. Vado a messa, perché desidero osservare scene di vita quotidiana e spirituale. Le persone si rannicchiano nella chiesa rosa di Santa Candida, dove scopro una cosa: il sudario di Cristo viene trovato dagli apostoli ripiegato in un angolo. Questo ha un significato: un tempo, i padroni usavano piegare i tovaglioli quando il pranzo era ancora in corso. Per esempio, se dovevano andare in bagno prima ancora di aver finito di mangiare, piegavano il tovagliolo per comunicare alla servitù che sarebbero tornati. Diversamente quando il pranzo era finito: a quel punto, lo appallottolavano.
Capito il messaggio di Gesù e pranzato, passeggio. Sì, perché a Ventotene è questo che si fa: passeggiare. In salita e in discesa, alla scoperta di erbe aromatiche, nuovi scorci, isolate botteghe che sbucano all’improvviso… Non mi stancherei mai di camminare e sento che quest’aria mi fa bene e che più la respiro e meglio sto.
Il tempo sta peggiorando e così scopro un’altra isola, ancor più selvaggia di quando sono arrivata. Non ho mai temuto i cieli plumbei e ho profonda empatia per il mare arrabbiato. Il vento comincia a essere sferzante e io mi godo questa solitudine a due come manna scesa dal cielo.

La mia Pasquetta a sorpresa
Dormire in un faro significa entrare in contatto con la natura. Entrare in contatto con la natura significa accettarne l’imprevedibilità. La mia Pasquetta è una sorta di sorpresa, che però non trovo nell’uovo di Pasqua: oggi dovrei partire ma il mare è in burrasca e traghetto e aliscafo si rifiutano di entrare in porto.
Un giorno in più a Ventotene? Nulla di drammatico. Tutt’altro…
Decido, per prima cosa, di andare al Museo della Migrazione, tesoro di inestimabile valore in cui capire qualcosa sul rapporto tra i volatili e Ventotene. Dovete sapere, infatti, che quest’isola è meta prediletta dei birdwatcher. Il perché è presto detto: Ventotene è meta di passaggio per molti uccelli che tornano al nord. La primavera è il momento ideale in cui avvistarli: dopo chilometri, chilometri e chilometri di viaggio, è qui che si fermano per trovare riposo prima di spiccare nuovamente il volo.
Ad attrarmi maggiormente, oltre alle comuni rondini (che adoro), i piccoli luì verdi, i cardellini, i gabbiani reali. E ancora: i falchi pellegrini, le berte e le cicogne. Solo per nominarne alcuni… Si tratta di un museo annesso a un centro in cui molte specie vengono inanellate: viene messo loro un “braccialetto” affinché si capisca da dove vengano. Pensate che alcuni braccialetti indicano Mosca come meta di partenza!
Mentre ascolto tutte queste informazioni, il vento ulula, penetrando tra le fessure del museo con il suo verso assordante. Capite quando dico dimensione spirituale?

Dove dormire e mangiare a Ventotene
Dormire in un faro è sicuramente un privilegio ma ci sono altri luoghi speciali sull’isola. Uno di questi è l’albergo Belvedere, in via Olivi 95. La vista, da qui, è semplicemente spiazzante.
Mangiare:
- Antico Forno Aiello. Non un semplice forno ma un mondo in quella che è una piccola isola del Tirreno. Non si acquista solo dell’ottimo pane ma si può anche mangiare al tavolo una pizza molto buona. Una salvezza, visto che non sempre negozi e ristoranti sono aperti.
- Ristorante bar Porto Vecchio, via Porto Romano 20. Ottimi i gamberi rossi crudi e i paccheri alla ricciola!
- Ristorante Un Mare di Sapori, via Porto Romano 3. Assaggiate le fave fritte: sono una delizia da replicare a casa!
Bere:
- DiscoBar Il Faro. Si sta anche aprendo alla cucina: buonissimi gli spaghetti alla cozze. E poi l’ambiente è fantastico, essendo una sorta di palafitta sugli scogli, con vista sull’isola di Santo Stefano
- Bar il Gabbiano, in via Calarossano. Un bar con vista e ottima musica.
Come arrivare a Ventotene:
In aliscafo o traghetto, da Formia, Terracina o Napoli.
8 risposte
La foto della luna rossa di notte è di una bellezza disarmante. So dai racconti di amici e parenti che ci sono stati che Ventotene è così, molto semplice fuori dai percorsi turistici. Credo che tu abbia avuto l’opportunità di fare un’esperienza quasi irripetibile, nel suo genere. Mi piacerebbe trascorrerci un paio di giorni.
Penso proprio che potrebbe fare al caso tuo. Quella luna è stata una manna dal cielo. E la semplicità dell’isola una benedizione
Che bello dormire in un faro! Come ti ho scritto anche su Ig è uno dei miei sogni. Ventotene, attraverso il tuo racconto, mi ha incuriosito tantissimo. Spero di avere occasione di vedere con i miei occhi quel mare turchese.
Te lo auguro Manu! Ventotene è davvero la perla delle Pontine. Almeno secondo me e i pochi avventori che la apprezzano…
Descrivere ciò che gli occhi vedono può essere banale, ma descrivere le sensazioni e qualcosa di più intimo, è come mettersi a nudo al cospetto di chi ti legge. Sentirsi in simbiosi con quel faro non è certo sentirsi una solitaria, ma è amore allo stato puro per la natura. Complimenti per la stesura del post, semplice ma intenso veramente bravaaaaaaa
Grazie Alfonso, sei troppo gentile ❤ Forse hai ragione: non è da solitari ma da amanti della natura. E io lo sono da sempre. So che anche tu lo sei… Del resto, è come una madre da cui tornare spesso.
Ma che bella esperienza, peccato che sia concessa solo a pochi: sei decisamente fortunata, io fossi in te almeno un paio di volte l’anno sfrutterei questa possibilità per dormire in un posto così. Ok che non dormi nella parte cilindrica, ma sempre parte del faro è. Poi vuoi mettere la suggestione di un posto come il faro, guida e salvezza per tanti marinai.
Un’esperienza che devo replicare quanto prima!