“E, sbiadito,
solo ti giunge qualche colpo d’incudine
dalle officine di Testaccio, sopito
nel vespro: tra misere tettoie, nudi
mucchi di latta, ferrivecchi, dove
cantando vizioso un garzone già chiude
la sua giornata, mentre intorno spiove”
Testaccio: sulle tracce di Pasolini
Ti tormentano, le parole di Pasolini. Cerchi quindi di coglierne il senso, vagando prima tra le tombe del Cimitero Acattolico e poi tra le strade animate di Testaccio. In fin dei conti, cosa è rimasto dell’intimo squallore decantato dal poeta ne “Le ceneri di Gramsci”?
I muri scorticati, il gasometro all’orizzonte e il disordine imperante ti sembrano far parte, oggi, di un quadro bohemienne costruito ad hoc.
Ah ma la morte… lei livella tutto. E nel cimitero il suo silenzio:
“è fededi un civile silenzio di uomini rimastiuomini, di un tedio che nel tediodel Parco, discreto muta”
A dire il vero, cammini un po’ indifferente alla morte. Quasi ti preoccupa la momentanea assenza di pensieri ipocondriaci.
Sarà che un cimitero, alle volte, è più vitale di una città, i cui rumori hanno invece qualcosa di mortifero.
Qui, invece, le statue trasudano vita -, pensi mentre osservi turisti passeggiare come in un parco qualunque.
I gatti della Piramide camminano grassi tra le pietre. Del resto, cossa sanno, loro, della morte? Sembrano, anzi, comparse di un film dalle tinte gotiche.
Un angelo, intanto, protende le sue mani verso fiori forse troppo crudelmente rossi, a ricordagli il suo pallore.
Ma che dici! Sei tu, viva, a chiedere più vita. E proietti sui tanti corpi scolpiti i tuoi sentimenti di mortale.
La tomba di Gramsci
Ed ecco che, come Pasolini, alla fine ti pieghi di fronte alla veneranda tomba ma senza la sua colta e sensibile devozione.
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Pasolini di fronte alla tomba di Gramsci. Fonte: Ansa
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Ti pare davvero di sentirlo, mentre pensa parole che diverranno scritti:
“stai lì, bandito e con dura eleganzanon cattolica, elencato tra estraneimorti: Le ceneri di Gramsci… Tra speranzae vecchia sfiducia, ti accosto, capitatoper caso in questa magra serra, innanzialla tua tomba, al tuo spirito restatoquaggiù tra questi liberi”
Testaccio: sulle tracce di Shelley e di Keats
Sei già nei pressi della tomba di Shelley:
“Ah come
capisco, muto nel fradicio brusiodel vento, qui dov’è muta Roma,tra i cipressi stancamente sconvolti,presso te, l’anima il cui graffito suonaShelley…”
Sì, in effetti è romantico rifugiarsi nel passato. La morte dei poeti è romantica. Vero Keats?
Dai un’ultima occhiata ai gatti della Piramide, depositari di un sapere oltre il sapere. Ecco perché qui, in mezzo alle tombe, si sentono a loro agio camminando con il loro passo ultraterreno.
Esci. È qui la via Zabaglia di cui parla Pasolini. Ma anche via Franklin. Infine, è qui Testaccio, “disadorno tra il suo grande lurido monte”.











